L’Irpinia scommette sul turismo delle radici, una delegazione alla Farnesina con Tajani e Santanchè
Dopo la firma del protocollo d'intesa del Cammino di Guglielmo, un parterre di comuni, associazioni e rappresentanti dei complessi abbaziali ha preso parte alla presentazione del progetto nazionale da 20 milioni di euro del turismo del ritorno
L’Irpinia scommette sul turismo delle radici. Ricucire i contatti con gli italiani di seconda e terza generazione che sono emigrati nelle Americhe per costruire il turismo di ritorno è l’obiettivo sancito oggi alla Farnesina, dove una delegazione di amministratori, tour operator e rappresentanti dei complessi abbaziali saranno ha partecipato alla presentazione della strategia nazionale da 20 milioni di euro a beneficio soprattutto dei piccoli Comuni sotto i cinquemila abitanti messa in campo da Tajani e Santanchè.
La migliore forma di strutturazione è legata alla ospitalità diffusa, riaprendo case da recuperare. E in questo modo l’Irpinia potrà candidare un enorme patrimonio immobiliare, caratterizzato da casali, ville e dimore, ma anche costruzioni private che sono state abbandonate nel tempo a causa dello svuotamento abitativo. Molte abitazioni sono state addirittura costruite dagli italiani che hanno prestato braccia all’estero e che da sempre hanno coltivato il sogno di ritornare.
Tramite il ministero degli esteri la volontà di tornare in Italia, può diventare fattibile. Una possibilità consiste nel creare una rete tramite famiglie, creando spazi per l’accoglienza.
La delegazione irpina dunque è pronta a candidare il mxi progetto a valere sul PNRR ‘Turismo delle radici: una strategia integrata per la ripresa del settore del turismo nell’Italia post Covid-19’.
Per l’entroterra irpino, terra di immigrazione, l’auspicio è accogliere tramite aire del ministero, si possano creare contatti, circuiti per cucire queste interruzioni e permettere attraverso pacchetti organizzati di ritorno alle origini.
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