Da primo polo del riciclo per il legno a fabbrica dimenticata: l’ex Novolegno in Consiglio Regionale
Il 25 gennaio approda in consiglio regionale il caso della Novolegno di Pianodardine, fabbrica simbolo dell’economia circolare in anticipo sui tempi per quarant’anni ora chiusa con 117 dipendenti a casa. Per gli analisti lo stabilimento rappresenta un dossier fondamentale per il futuro industriale di Pianodardine, Avellino e l’Irpinia
Il 25 gennaio approda in consiglio regionale il caso della Novolegno di Pianodardine, fabbrica simbolo dell’economia circolare in anticipo sui tempi per quarant’anni ora chiusa con 117 dipendenti a casa. Nel 1980 il Gruppo Fantoni scelse Pianodardine, Avellino e l’Irpinia per realizzare uno stabilimento innovativo al centro di una riserva di boschi e foreste cedui, forti della tradizione e del know how degli esperti boscaioli irpini. La guerra fredda e la cortina di ferro rappresentavano un ostacolo all’azienda friulana, che aveva difficoltà ad approvvigionarsi – come avviene ora – dalle foreste croate e slovene. Di qui l’intuizione di sperimentare al Sud il recupero dei rifiuti legnosi, la scommessa sulla produzione di xilopack per gli imballaggi dei supermercati e sui pannelli truciolai, tutte sfide perse per la difficoltà di intercettare i mercati giusti anche per gli alti costi di trasporto in attesa dell’alta capacità. Ad Avellino resta la fabbrica con impianti fermi e 117 lavoratori qualificati a casa. Ancora oggi, a due anni dalla chiusura, per gli analisti lo stabilimento rappresenta un dossier fondamentale per il futuro industriale di Pianodardine, Avellino e l’Irpinia. Di Novolegno e di Zes a Pianodardine si parlerà per iniziativa della consigliera regionale Maria Luigia Iodice. Sarà l’occasione per avere dall’Assessore alle Attività Produttive il quadro della situazione industriale nel comprensorio di Avellino. Intanto però a Montefredane restano i cocci.
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