Trenta viticoltori tra Castelfranci, Paternopoli e Montemarano restano ancora senza acquirente
La denuncia di una delegazione di produttori di uve da aglianico, che dallo scorso agosto attendono una risposta da parte di cantine e istituzioni. In assenza di compratori salta l'equilibrio che ha retto l'impalcatura di fragili economie
Dalla denuncia presentata lo scorso agosto da parte della Cia Avellino in merito alle difficoltà registrate dai viticoltori di piazzare le uve sul mercato non sono maturate soluzioni, ma solo la disperazione di decine di famiglie. Venuto meno il “consueto” compratore che da anni ha acquistato le uve dell’areale di Castelfranci, Paternopoli e Montemarano, ben trenta viticoltori si sono ritrovati spiazzati e in cerca di nuovi acquirenti.
Ma più passa il tempo e più le uve vengono deprezzate. C’è chi è arrivato dal napoletano con un’offerta da fame, e a cui è stato negato l’accesso al vigneto. Così tanti di loro rinunceranno alla vendemmia, con perdite di capitali importanti.
Tra i tanti aspetti della vicenda, bisogna inoltre sottolineare che c’è stato un aumento della produzione per ettaro, così come concesso dai disciplinari che stabiliscono la produzione massima. E che la congiuntura storica ed economica vuole che molte grandi aziende non riescano ad incamerare una sovrapproduzione di uve. Oltre a scelte autonome di ottimizzazione della produzione, negli ultimi anni le cantine di trasformazione hanno anche acquistato vigneti. Producono autonomamente.
Il processo inverso non è stato registrato in questo lembo di territorio, dove i viticoltori non sono mai riusciti a consorziarsi e a creare una cantina con una etichetta propria, tale da potersi confrontare alla pari con le altre cantine del territorio e aumentare il valore delle produzioni. Fino ad oggi, i viticoltori hanno lavorato per conto di quelle cantine che non avevano terreni, ma compravano le uve.
L’ingranaggio oggi è saltato. Da un anno all’altro è aumentata la produzione ma sono calati gli acquirenti. I viticoltori non hanno avuto nessuna alternativa e si è aperta una importante crisi sociale per decine di famiglie che hanno investito in un’attività che non restituirà reddito e che attende una soluzione strutturale.
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