Atripalda – … Bolero…
Era festa ad Atripalda in omaggio a qualche Santo, come ricorreva spesso.
Si prevedevano “riti religiosi”, ma anche civili “celebrazioni” con luminarie, bancarelle di cose dolci, fuochi d’artificio e concerti musicali in piazza.
Tutto il Paese si vestiva a festa per la circostanza; e questa poteva protrarsi anche per qualche giorno, secondo il programma annunciato dal comitato organizzatore. L’attesa, ovviamente, animava tutti; ma per molti di noi era particolarmente importante apprendere quale “banda” musicale fosse stata impegnata per i pubblici concerti pure previsti.
Complessi di tal genere, tutti ben conosciuti ed apprezzati, ve ne erano molti ad avvicendarsi nel Paese da una festa all’altra, ben diretti dal rispettivo maestro, che spesso era addirittura del luogo, sì che “giocava in casa”.
In questa occasione, Atripalda riceveva una carica d’entusiasmo particolare, perché dal programma si annunciava, a chiusura del concerto, l’esecuzione del noto “Bolero”, che tutti già si aspettavano, desiderosi di ascoltarlo ancora.
Era, infatti, un momento magico; la piazza appariva un vero salotto elegante, illuminata ovunque ed affollata da tanti ascoltatori intorno al palco dell’orchestra, o seduti dinanzi ai bar o fermi nella piazza e persino sui balconi delle case adiacenti, il tutto come in un grande teatro; ognuno in attesa, dopo molte esecuzioni di noti brani di opere liriche, di ascoltare e chiedere ripetuti “bis” del previsto “bolero” che chiudeva in bellezza l’ultima serata della festa.
Le note di questa musica, col marcato ritmo che la scandiva, producevano in tutti noi un’emozione insolita, che diveniva quasi commozione, di cui non sapevamo individuare il motivo; e tuttavia ciò accadeva.
Al solo ascolto, si andava con la fantasia in lontane terre esotiche, sembrava di scorgere una danzatrice e di vivere in un clima di avventura; sia pure per pochi attimi si sognava, mentre l’orchestra ripeteva le battute musicali finali di quel “bolero” che ci affascinava.
Prima d’esser vanificato dal fragore degli applausi, l’eccezionale sentimento di propagava a tutti i presenti per una strana, intensa emozione, che diveniva collettiva, tanto da sembrare coinvolgere persino lo stesso maestro dell’orchestra, Poi tutto finiva; la musica regalava le se ultime note e quasi un intero paese, il nostro, per un momento “innamorato”, se ne andava.
Ma portavamo con noi il ricordo di una bellissima sensazione, perché quel bolero…
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