Come una formica
È poco che siamo entrati nell’autunno di questo anno. Gli alberi sono tutti lì, fermi e silenziosi, intenti a godere delle dolci ottobrate in corso, senza avere ancora l’intenzione di lasciare andare le loro foglie che, per ora, iniziano solo a tingersi delle mille sfumature di giallo e di rosso.
Finché non piove dietro le nostre finestre, tutt’intorno si respira un’aria mite che all’imbrunire regala spesso l’incanto di tramonti ardenti.
Sì, è vero, le rondini, e non solo, non allietano più il cielo, eppure nonostante la loro partenza, non siamo pronti a chiuderci nei nostri bunker, perché qualche fiore continua a sbucare timidamente tra i rami, e le ortensie, in particolare, si vestono ogni giorno di tonalità sempre differenti riuscendo così, ora, a dare il meglio di sé.
E tra attese e problemi sospesi, tra muri e minacce nucleari, come una formica faccio incetta dei rumori e dei colori che questa stagione sa donare, per poter affrontare la carestia di sensazioni e il letargo che poi sarà.
Cammino dunque ogni giorno verso nuovi giorni, “saccheggiando” con gli occhi gli alberi e tutto il perimetro del cielo per trasferire in me il loro vigore e la loro bellezza, affinchè possano attenuare le incertezze e le paure incombenti.
In questo modo, se è vero che siamo tutti orfani di qualcosa o di qualcuno, e che ognuno di noi cammina spesso, da solo o in compagnia, su strade impervie, è anche vero che nel recuperare le cose perdute lungo il cammino, quelle che andavano invece preservate, nell’apprezzare quel che di autentico e magnifico è intorno a noi, veniamo tutti equipaggiati di una ricchezza particolare che nessuno potrà rubarci.
E allora, mentre tra Russia e Ucraina perdura una guerra che credevamo breve e rapida, mentre in Iran la giovane Masha di soli 22 anni viene uccisa per una ciocca di capelli, mentre il Papa invoca i giovani ad essere “artigiani di pace”, mentre le autorità egiziane continuano colposamente e illegittimamente a non collaborare per consegnare un briciolo di giustizia e di dignità ai Regeni, insomma in questo mondo che in tanti riescono a rendere fosco e crudele e che calpesta troppo spesso ogni diritto, esco dalle mie barricate e cerco di assaporare e respirare fino in fondo ogni attimo della mia vita prima che arrivi il vento sferzante dell’inverno.
Perché, come recita la poetessa Szymborska,
“Non c’è vita
che almeno per un attimo
non sia immortale”!
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