Pd, De Luca chiama alla rifondazione: Chi è stanco stia a casa. Reagire subito, con umiltà e rigore
A tre giorni dalla chiusura delle urne il governatore De Luca rompe il silenzio con una nota, affidata ai social, che restituisce un’analisi impietosa dell’esito elettorale: «Non è finita la storia ma è finita la vicenda di una forza politica, che non si è data una identità programmatica chiara e percepibile, e un modo di essere, di lavorare e di selezionare i suoi gruppi dirigenti sulla base del merito e della militanza»
A tre giorni dalla chiusura delle urne il governatore De Luca rompe il silenzio con una nota, affidata ai social, che restituisce un’analisi impietosa dell’esito elettorale: «Avverto fra la nostra gente – dice – un clima di depressione, di “fine della storia”». Uno stato d’animo da cui è indispensabile, per il governatore, uscire subito». Ragione per la quale – continua – Chi si è stancato, stia a casa. Per chi vuole combattere, invece, è necessario guardare in faccia la realtà, con l’umiltà, il rigore, lo spirito autocritico necessariamente spietato, che ci è richiesto ora».
«Nei nostri confronti – prosegue De Luca – è cresciuto un sentimento di insofferenza, di estraneità. Veniamo percepiti come un misto di presunzione, di supponenza e di inconcludenza. Il nostro linguaggio ha dimenticato le parole della gente normale. Parliamo una lingua morta – nota con amarezza il Presidente della giunta regionale della Campania. Spesso, non ci ascoltano neanche».
Il riferimento alle candidature messe in campo dai vertici nazionali del partito è chiarissimo: «Offriamo, il più delle volte, un personale politico senza nessun legame con i territori, cresciuto nelle stanze ammuffite delle correnti, o nei salotti pieni di luce e privi di aria. Non si vede gente che provenga dalla fatica e che conosca l’odore della terra bagnata, o il rumore di una fabbrica o l’angoscia di una vita di povertà, di una bottega che chiude, di un lavoro che non arriva mai».
In tale quadro, reagire immediatamente è l’unica cosa da fare: «Occorre scuotersi subito, dice De Luca. Non è finita la storia ma è finita la vicenda di una forza politica, che non si è data una identità programmatica chiara e percepibile, e un modo di essere, di lavorare e di selezionare i suoi gruppi dirigenti sulla base del merito e della militanza. Dopo le elezioni, continua, abbiamo davanti un problema politico enorme: è in gioco, ormai, il carattere di forza nazionale del Pd. Il Sud è scomparso dal suo orizzonte da anni e anni. E in queste condizioni, si rischia di diventare un partito meno che regionale, condannato all’ininfluenza».
Infine, lo sguardo rivolto al futuro, ovvero alla contesa congressuale ed un pensiero ai vincitori di questa tornata politica: «Ho apprezzato la grande dignità personale e politica espressa da Letta, dice. Bene un congresso rapido, e quanto più aperto alla partecipazione popolare, e non autoreferenziale. Per il resto, occorre avere fede e senso della storia. Con rispetto, attendiamo all’opera i vincitori delle elezioni. Nulla è più facile che parlare. Governare e decidere, è un’altra cosa. E in ogni caso – conclude – auguri all’Italia».
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