Come il volo di uno stormo
(F.G.) Per l’importanza che riveste e la sostanza che condividiamo appieno, collochiamo volentieri nello spazio degli Editoriali il “pezzo” di Clara Spadea
– di Clara Spadea –
Uscire nelle serate di fine estate, stare in mezzo alla gente, godere di temperature finalmente consone al periodo, magari ascoltando un concerto, è sempre una bella opportunità da non perdere.
Si sa, la musica attrae, coinvolge, alleggerisce, ti eleva, ti mette in contatto con il resto del mondo, anche il più sconosciuto e distante.
È quanto è accaduto a me poche sere fa, quando mi sono trovata per caso a passare in prossimità di una piccola piazza dove, nella mia città, è stato allestito un palco su cui, nelle varie serate, si sono succeduti ed esibiti soprattutto musicisti locali, interpreti della musica napoletana e non. E mentre mi deliziavo ad ascoltarli, mi sono chiesta perché mai queste iniziative non siano più frequenti nel corso dell’estate, sì da far conoscere a tutti le qualità che a volte ignoriamo dei nostri bravi conterranei che si dedicano con professionalità alla musica o comunque all’arte in genere; ma soprattutto, poi, per dare il modo ai cittadini di ogni età di uscire, muoversi tra la folla, incontrarsi, incrociare sguardi, vite…
Io quella sera, ad esempio, ho incontrato diverse “vite”, sia di persone amiche con cui è stato gradevole trattenersi, che di persone a me sconosciute.
Infatti ad un tratto, tra le note musicali napoletane, mi è arrivata anche un’armonia diversa, particolarmente rara e preziosa. Quell’armonia, cioè, che solo poche persone inconsapevolmente emanano. La mia attenzione infatti all’improvviso è stata attirata da una coppia di anziani seduti proprio davanti a me, che mostravano di seguire con piacere ed interesse il concerto.
Ed è stato come se all’improvviso un riflettore illuminasse per me questi signori, mettendo così a nudo ogni particolarità della loro esistenza. Erano due persone di età sicuramente avanzata: capelli bianchi lui, occhiali spessi, smilzo, spalle appena un po’ incurvate sotto una camicia incolore a cui palesemente non veniva data alcuna importanza; anche la signora aveva i capelli completamente bianchi che incorniciavano la pelle diafana del viso, propria di chi non cerca il sole e il mare da troppo tempo, ma vestita con qualche colore in più, e dunque evidente probabile forza motrice della coppia, intenta a seguire e a cantare tutte le canzoni in napoletano, mentre il marito ogni tanto la osservava e accennava ad un dolce sorriso, forse perché fiero di questa vivacità della moglie sopravvissuta nel tempo.
Ebbene, dal modo di comportarsi, di essere lì insieme, dai loro sguardi, non ho avuto dubbi su quanto essi fossero perfettamente in simbiosi. E lo fossero sempre stati. L’armonia tra le persone, quella vera e profonda, è qualcosa che non si improvvisa e non ammette infingimenti.
E tra loro traspariva chiaramente tutto il viaggio sin qui percorso insieme: le rughe presenti sui loro volti puliti mi raccontavano, come avviene per tutti, delle notti e delle tempeste sicuramente attraversate, ma la serenità altrettanto visibile nei loro sguardi, mi spiegava di come le hanno sapute sopportare con pazienza e fiducia, grazie alla consapevolezza che ogni problema, ogni peso è più sostenibile se condiviso. E loro mostravano di essere una coppia consolidata e capace di condividere ogni cosa.
Evidentemente questi signori, a me sconosciuti, hanno saputo tenere strette le loro vite, nel bene e nel male, per non perdersi.
Chissà, avranno probabilmente vissuto da sempre con la stessa magia e la stessa coordinazione tipica delle spettacolari coreografie di uno stormo di uccelli in volo in autunno verso nuovi cieli.
Ed io nell’osservarli, quella sera, mentre il gruppo suonava, ho pensato con dolore a quei giovani che nella loro vita riserveranno spazio solo a prevaricazioni e soperchierie e non saranno invece in grado di comprendere l’importanza e la bellezza del “volo sincronizzato” da fare con le persone giuste, della magia che in questo modo si diffonde un po’ ovunque come musica.
In realtà la vera musica, la più armoniosa, a volte è nel silenzio (M. Davis), basta solo saperla percepire.
Ed io quella sera, l’ho trovata in quei due vecchietti.
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