Avellino, servizi sociali negati: nel capoluogo solo asili nido privati, il pubblico non apre
La città di Avellino senza asili nido pubblici, solo strutture private costose e quindi proibite ai più. Un servizio sociale primario che manca a causa della pessima gestione del Piano di Zona nella mani del Comune
Anno scolastico nuovo, antichi disagi per i cittadini avellinesi, che anche quest’anno non potranno contare sull’ asilo nido pubblico. Porte sbarrate presso la struttura di via Morelli e Silvati, l’amministrazione Festa non è in stata in grado di assicurare il servizio. In principio il motivo fu la mancanza di addetti, poi vennero i lavori di ristrutturazione, ora la giustificazione è che al bando per assegnare la gestione non ha risposto nessuno. In tre anni il sindaco e la sua giunta non sono riusciti a riavviare le attività del nido, costringendo le famiglie avellinesi, anche le più indigenti, a rivolgersi a strutture private e babysitter: rette da capogiro, uno sforzo economico che rende praticamente vani i sacrifici lavorativi.
L’ennesimo flop delle politiche sociali del comune di Avellino e del famigerato piano di zona. Mentre Festa continua a raccontare che l’azienda consortile funziona a dovere, erogando i servizi necessari alle fasce deboli della popolazione, un dato emerge su tutti: nell’intero comprensorio servito dal piano d’ambito, che comprende 16 comuni per un totale di 100mila abitanti, c’è un solo asilo nido funzionante, in quel di Rotondi. Il vicino consorzio sociale A5, che serve Atripalda, Solofra e altri comuni tra la valle del Sabato e la valle dell’Irno, gestisce 4 asili nido pubblici e 5 centri per l’infanzia. Nel mentre, nel piano di zona di Avellino tutto resta come prima. L’azienda consortile non è dotata da mesi nemmeno del Cda, con le nomine andate in scadenza: impossibile approvare atti e bilanci, l’organismo non presenta rendicontazioni da anni, impossibile sbloccare e utilizzare i fondi concessi dalla Regione, mentre l’ufficio di piano e gli assistenti sociali vengono assegnati a cooperative con contratti a tre mesi, nella più totale improvvisazione. E i risultati si vedono, o meglio, non si vedono affatto, così come i servizi
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