N. 40 parte seconda / Delirio
Riepilogo
Il re del male, che governa dall’abisso i vizi e le passioni dei viventi, intende renderli ancora più cattivi e convoca un convegno infame.
Ha come complice la Lussuria, che non perde occasione per continuare ad esercitare con tutti la sua peccaminosa attività.
E così, laggiù, sfugge all’attenzione che i tre giorni di durata del corso tenuto dal re del male, corrispondono, sulla terra, a cento anni; durante i quali, i viventi, nell’assenza di vizi e passioni, impegnati altrove, hanno avuto tutto il tempo per redimersi, ottenere il perdono dal re del bene e venire infine cancellati dalla Morte.
Il disegno perverso del re del male fallisce ed egli è irato contro la Lussuria, cui attribuisce la colpa del proprio fallimento, poiché cagionato dalla generale distrazione suscitata dalla sua frenetica attività di adescatrice.
Il Poeta, che si è imbattuto in questo particolare convegno, vuol lasciarne traccia ai posteri….
IL CONVEGNO INFAME IN VERSI
Nella caverna ostile e senza luce
di rabbia si consuma il re del male
per le notizie che dal mondo adduce
la donna sua, confidenziale.
E’ la lussuria, che con l’avvenenza
fa spesso prevaler sul bene il male
Ella seduce e inganna : l’indecenza
sa bene usare per il convincimento
Quel gran maligno trova convenienza
per attuare con lei un proponimento.
La fa salir nel superiore mondo
usandola da ignobile strumento,
per radunare tosto nel profondo
i vizi e le passioni dei viventi,
che sempre li tormentano nel mondo,
ma con effetti non soddisfacenti.
Così, per saziar la bramosia
del più grande nemico delle genti,
hanno preso quei sudditi, la via
dell’antro del tiranno, che li aspetta
per suggerire ogni misura ria
che possa sempre far più maledetta
la vita degli umani sulla terra
e via della salvezza ancora più stretta.
Quell’orrido demonio vuol la guerra
incontro al bene, e a tutti i convocati,
dal grande trono in cima alla sua terra,
pone comandi osceni ed eccitati,
spiega e consiglia, tutto gongolante,
su come traviar meglio i malnati.
La lussuria s’aggira trionfante
per l’ottimo andamento del convito,
ma non perde occasione, ad ogni istante,
per poi puttaneggiare anche in quel sito.
La turba dei presenti numerosa
ormai è riscaldata da quel rito.
C’è l’odio insofferente ad ogni cosa,
ignavia ed ozio, invidia e gelosia.
C’è cupidigia, insieme all’ambizione,
la frode, falsità e l’ipocrisia,
l’ira, violenza, infedeltà, paura,
tradimento, viltà e lunga altra scia.
Son già tre giorni che il convegno dura
in quella fosse nera e triviale.
La libertà dei vivi è ormai sicura,
poiché ciascun può far come gli cale,
non oppresso da vizi né passioni
troppo impegnati a trattar col principale.
Ma costui, dopo tante libagioni,
or si dispera se talun gli dice
ch’egli ha perduto tutte le occasioni,
perché, distratto dalla peccatrice,
non ha pensato che i tre giorni oscuri
sono cent’anni nel mondo felice;
e che in cent’anni i vivi, resi puri,
il bene e le virtù hanno abbracciato,
d’ottenere perdono ormai sicuri.
Poi la morte, col tempo, ha cancellato
I loro corpi, albergo di quei mali,
seppellendo ogni cosa nel passato.
A ciò il dominator di tutti i mali
impreca, vuol vendetta e tutti azzanna;
con foga e grossa rabbia agita l’ali,
a punire lussuria ora s’affanna
avendo ormai perduto la partita
anche per le lei, che tutto il mondo inganna.
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