D’Agostino e De Caro fuori, il Pd parla irpino, Fratelli d’Italia no: candidature, ecco il quadro
L'Irpinia verso il voto. Il ritorno di Rotondi, le esclusioni di D'Agostino e De Caro, il centrodestra che mortifica il territorio: il racconto delle candidature
Il ritorno di Rotondi, le grandi esclusioni di D’Agostino e De Caro, l’Irpinia praticamente fuori dalle scelte dei partiti del centrodestra, mentre il Pd ha deciso di puntare fortemente sui nomi della provincia di Avellino. Dopo circa un mese di trattative e indiscrezioni, si compone il quadro delle candidature in vista delle poltiche del 25 settembre.
Più che i nomi in campo a far discutere sono gli assenti: il presidente dell’Us Avellino Angelo Antonio D’Agostino non è riuscito a trovare posto in Forza Italia, nonostante mesi di serrate interlocuzioni; il deputato uscente Umberto Del Basso De Caro non ha trovato nessuno al Nazareno a sostenerne la riconferma. Se si aggiunge il tentativo malriuscito di Livio Petitto di cercare di farsi candidare da Maurizio Lupi con “Noi moderati”, la quarta gamba del centrodestra, si comprende come ci siano tutti i presupposti di un terremoto politico in arrivo, che potrebbe coinvolgere anche il comune di Avellino: Festa è sempre più leader di quel fronte che ha vinto le amministrative ma perso male le provinciali, Petitto e D’Agostino dovranno decidere se aggrapparsi al sindaco del capoluogo e individuare un nuovo percorso (probabilmente anti-governatore con sponda nel centrodestra e il sostengo anche di Alaia) o trascinarlo giù con loro dopo essere stato causa delle loro sfortune.
Il Pd ha scelto Maurizio Petracca per l’uninominale alla Camera e Carlo Oannace al Senato, oltre a Rosetta D’Amelio al secondo posto del listino proporzionale, dietro il figlio del governatore Piero De Luca: un attestato di stima per i dirigenti di via Tagliamento, chiamati a provare ad arginare l’avanzata del centrodestra.
La coalizione formata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia ha deciso però di utilizzare la Campania e l’Irpinia come trampolino di lancio per i big, e così a capo dei proporzionali si trovano i nomi di Berlusconi, Tajani e Fascina, ma dietro loro coltivano ambizioni e speranze, anche fondate, Carmine De Angelis e Giuliana Franciosa; clamoroso invece in Fratelli d’Italia la scelta di penalizzare gli irpini. I nomi scelti sono Edmondo Cirielli per la Camera e Antonio Iannone al Senato nei proporzionali, fuori gioco D’Ercole, all’uninominale la scelta è ricaduta sul beneventano Domenico Matera. La Lega invece, che non ha certo puntato sui collegi del Mezzogiorno, ha lasciato qualche chance solo a Maria Elena Iaverone, per lei un secondo posto nel listino del Senato dietro a Gianluca Cantalamessa.
Ma la sorpresa è la scelta del centrodestra di puntare su Gianfranco Rotondi per l’uninominale della camera: l’ex Udc è riuscito a fare lo sgambetto non solo a D’Agostino ma anche a Cosimo Sibilia, fuori dal parlamento dopo 25 anni, e dovrà giocarsela ora contro Petracca, Gubitosa e Stefano Farina, candidato scelto dal cosiddetto terzo polo di Calenda e Renzi, che nel listino proporzionale guidato da Mara Carfagna schiererà Domenico Gambacorta in quarta posizione. Desaparecidi i rappresentanti provinciali di Italia Viva, ed Enzo Alaia e Domenico Biancardi sono pronti a cercare altri lidi e fortune (vedi sopra, capitolo Petitto-D’Agostino).
I Cinquestelle, oltre a Michele Gubitosa, schierato sia nel proporzionale che all’uninominale per blindare la sua rielezione, hanno scelto Maura Sarno per l’assalto al senato, contro le corazzate del centrodestra e centrosinistra, guidate da Matera e Iannace. Anche Sinistra Italiana e Piu Europa danno fiducia agli irpini: capolista nei listini proporzionali saranno rispettivamente Amalio Santoro e Bruno Gambardella
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