Pensioni, congelata la riforma resta la Fornero. Ecco le alternative possibili per lasciare il lavoro prima dei 67 anni
Il nuovo esecutivo potrebbe decidere per una proroga temporanea di Quota 102 se non, addirittura, a una sua conferma definitiva che però determinerebbe aumento considerevole e difficilmente sostenibile nei prossimi venti anni della spesa pensionistica. Ecco le alternative possibili per lasciare il lavoro prima dei 67 anni
La crisi di governo ha congelato la riforma delle pensioni su cui il governo Draghi era da tempo a lavoro. Quota 102 – uscita a 54 anni d’età con 38 anni di contributi – terminerà ufficialmente a fine anno dal 2023 tornerà la legge Fornero: uscita dal mondo del lavoro a 67 anni e uscita anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne). Per non tornare alla legge Fornero il nuovo esecutivo potrebbe decidere per una proroga temporanea di Quota 102 se non, addirittura, a una sua conferma definitiva che però determinerebbe aumento considerevole e difficilmente sostenibile nei prossimi venti anni della spesa pensionistica.
Quali sono le altre alternative alla Fornero?
Il nuovo governo potrebbe decidere di lasciare solo per il 2023, alle sole donne, la possibilità di andare in pensione prima del tempo, a patto di optare per una rendita interamente calcolata con il meno favorevole metodo contributivo.
Poi c’è Il «contratto di espansione», pensato con il fine di aiutare le riconversioni e le ristrutturazioni aziendali andando a sostituire i contratti di solidarietà espansiva, che consente di uscire dal lavoro – su base volontaria – fino a 5 anni prima della pensione di vecchiaia (fissata a 67 anni di età) o della pensione anticipata. Il lavoratore che aderisce all’accordo percepisce una pensione pari a quella maturata al momento dell’uscita.
Il calcolo dell’indennità mensile (per 13 mensilità) verrà fatto dall’Inps, in base al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto di lavoro. L’importo dell’assegno è decurtato della Naspi che sarebbe spettata al lavoratore.
L’ultima legge di Bilancio, infine, ha stanziato 200 milioni di euro per il 2023 e anche per il 2024 per le aziende piccole e medie in crisi che vogliano avviare un piano di uscita anticipata dal lavoro per i loro dipendenti con un assegno “ponte” fino al raggiungimento dei requisiti regolari.
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