“NON CAMBIEREI QUESTA VITA CON NESSUN’ALTRA”
Dunque, tra chiusure ed aperture, tra alti e bassi dei contagi, non sembra, ma sono trascorsi già due anni e tre mesi di vita vissuta con il covid, le mascherine e le restrizioni, sia pure allentate nel tempo.
Come se non bastasse, alle tensioni e alle solitudini che abbiamo sofferto, alla mancata possibilità di condividere slanci e abbracci con le persone care, da oramai tre mesi viviamo anche la preoccupazione e la partecipazione emotiva ad una guerra che, sebbene combattuta lontano dai nostri confini, sta facendo comunque giungere in modo capillare l’eco distruttiva delle sue bombe in ogni Stato, compreso il nostro.
Un’eco fatta di paure, di povertà, di sdegno per le giovani vite inutilmente sacrificate, per le famiglie disperatamente divise, per le città ridotte in pezzi di un puzzle che sarà poi difficile ricomporre.
È evidente, quindi, che tutti, ma proprio tutti, siamo stati messi a dura prova in questi ultimi anni e che probabilmente nessuno di noi, nell’attraversare un tempo così lungo e buio, è rimasto psicologicamente indenne e indifferente. Tanto più che l’informazione ci propone in modo quasi ininterrotto non più solo il conto delle vittime della pandemia, ma anche il dolore delle donne in partenza dai luoghi di guerra, le immagini delle città di turno distrutte o dei corpi inermi ammassati come cumuli di rifiuti privati persino di una degna collocazione .
Ed io mi chiedo: ma le vicende legate alla pandemia, con tutto ciò che ha comportato in questa nostra epoca storica, e le immagini che quotidianamente in televisione parlano di guerra, di un popolo in fuga, di sanzioni imposte per fermare un conflitto che pare inarrestabile, ci hanno migliorati? Ci hanno per caso resi più consapevoli e quindi disponibili verso il pianeta o verso gli altri? O capaci di apprezzare maggiormente le gioie della vita? O forse ci hanno disumanizzati, omologati a degli standard sociali nichilistici?
La risposta sicuramente non può in nessun caso essere assoluta in un senso o in un altro, dal momento che ognuno ha un suo modo di essere e di reagire di fronte alle traversie della vita.
Ma l’apprendere dai notiziari, nazionali e non, con cadenza quasi quotidiana degli atti di puro teppismo e di violenza compiuti dalle cd. baby gang che, ad esempio, per chissà quale ritorsione, sfregiano il viso di due ragazzine con dell’acido, o di ragazzi che, benché giovanissimi, sono già muniti di armi e sparano su una ignara scolaresca, o di figlie che con impressionante leggerezza pianificano di liberarsi fisicamente della loro madre, ebbene viene da pensare che forse troppo a lungo ci siamo concentrati solo su noi stessi, ci siamo lasciati distrarre , abbiamo distolto l’ attenzione dai reali problemi che attanagliano i nostri ragazzi, dall’importanza dell’educazione, della scuola, svuotata oramai di ogni ruolo; ma, soprattutto, abbiamo svuotato di ogni valore le nostre famiglie lasciando così i nostri figli in balia dei social, che oggi costituiscono il vero e proprio branco di turno .
Sarebbe necessario invertire la rotta di questa società e per farlo credo sarebbe forse necessario riuscire a trasmettere ai ragazzi, nonostante le tragedie del mondo, anche messaggi positivi, fatti innanzitutto di attenzione per le loro problematiche, di tempo dedicato, di limitazioni necessarie e soprattutto di esempi.
Forse avremmo potuto imparare dal dolore e dalla distruzione seminati dalla guerra e dagli anni di pandemia una maggiore capacità di amare la vita in ogni sua piega .
E amare i nostri ragazzi, anche facendo capire loro quanta gratitudine bisognerebbe provare ogni giorno per la vita “normale” che abbiamo il privilegio di vivere nelle nostre case lontano da razzi e da bombe, al di là delle problematiche comuni a tutti, e che dovremmo solo sforzarci di esserci gli uni per gli altri. Dovremmo trasmettere loro l’antico valore dell’amore e del rispetto in tutte le sue forme per arginare qualsiasi atto di violenza rispetto al quale provare sempre sdegno e condanna.
Così, forse, insegneremmo ad apprezzare e ad amare, non a distruggere e a calpestare.
E nel tempo i nostri ragazzi capirebbero fino in fondo le parole di Dostevskij, quando afferma che “Nonostante tutte le perdite e le privazioni che ho subito, io amo ardentemente la vita. Amo la vita per la vita e davvero, è come se tuttora io mi accingessi in ogni istante a dar inizio alla mia vita. …” .
Sarebbe importante capire fino in fondo il senso di queste parole, perché, si sa, chi ama, non compie gesti che fanno male al mondo e, magari, ad un certo punto si ritroverebbe a cantare a squarciagola come Ligabue “Non cambierei questa vita con nessun’altra”!
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