Amarcord / Quel pranzo “in sospeso” con Ciriaco
Sul finire degli anni ’50, Atripalda fu “la città delle anteprime” nazionali.
Al Cinema Ideal si esibivano i migliori artisti, con spettacoli, in genere, di varietà, per saggiare gli umori del pubblico e perfezionare gli ultimi dettagli prima del debutto nazionale.
Bastava salire poche centinaia di metri per raggiungere la Chiesa di San Giovanni Battista, meglio nota come il Convento di San Pasquale, per assistere alle anteprime della Politica Nazionale.
In un salone ampio ed accogliente, i leaders della Democrazia Cristiana discutevano delle tesi delle diverse correnti, in vista dei Congressi Provinciali, Regionali e Nazionali, nei quali, difronte ad una platea affollata ed in un’atmosfera da tifo, bisognava confrontarsi con le capacità di politici come Gava, Pomicino, o Fanfani, Rumor e Forlani, per citarne solo alcuni.
Ricordo la finezza di Ciriaco De Mita nell’illustrare le motivazioni che lo avevano portato ad aderire alla “Sinistra di base”, un nuovo progetto politico che avrebbe fatto coniare il termine “comunistelli di sagrestia”, per quelli che col tempo lo avrebbero condiviso.
Ero allora iscritto alla locale DC, di cui sarei diventato il Segretario cittadino, e, come tale, avevo spesso l’onore del saluto ai partecipanti, insieme a quello di seguire i lavori dal palco dei relatori.
È stata una stagione Politica irripetibile e di grande spessore che ricordo con tanto piacere.
In quel salone si sono alternati vari big a cominciare dai “magnifici sette” irpini, che “giocavano in casa”. Ai cinque “Politici di razza” iniziali – De Mita, Mancino, Gargani, Bianco, De Vito – si affiancarono due esperti giornalisti, Antonio Aurigemma, meglio noto come Nacchettino, e Biagio Agnes; Aurigemma sarebbe diventato Sindaco di Avellino dal ’70 al ’75 ed Agnes Direttore Generale della Rai nel 1982.
Le tesi partivano dal “ragionamendo”, termine caro a Ciriaco, e si articolavano con riferimenti storici e culturali adattati alla situazione del momento, per arrivare ad una sintesi, una decisione collegiale e condivisa.
Sto parlando di “Arte della Politica”, nella quale l’Irpinia primeggiava.
Ma, nel ricordo di De Mita, sull’aspetto politico prevale, in questo momento, quello umano, legato ad un particolare episodio.
Credo che risalisse alla fine degli anni ’60, il mio desiderio, esternato a Ciriaco, di organizzare una cena o un pranzo, richiesta alla quale aderì subito con grande cortesia. Non mancava, però, occasione, quando ci incontravamo, di sentirmi ricordare quell’impegno da me assunto, senza però che lui, nonostante le mie insistenze, fissasse un termine.
Gli incontri si diradarono, ma ad ogni occasione si ripeteva il solito siparietto, accompagnato dalla domanda alla persona a lui vicina “ma questo chi è?”, seguito, con un sorriso, da un finto rimbrotto “ma quel pranzo quando lo offri?”, senza mai indicare una data, che pur gli chiedevo di fissare.
Circa un anno fa, lo rividi e fu l’occasione di presentargli mia moglie, alla quale svelò il segreto: non fissare una data per “quel” pranzo, era il modo per procrastinare i termini “sine die”.
Ribadire però ogni volta, e con convinzione, l’impegno assunto significava auspicare, per entrambi, una lunga vita.
Quel pranzo, per ora, è “sospeso”!
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