Omicron ha cambiato le carte in tavola: ecco perché ci si reinfetta, ecco come ci si difende

Dal 24 agosto 2021 al 11 maggio 2022 sono stati segnalati 438.726 casi di reinfezione, pari al 3,6% del totale di quelli notificati. Nell'ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati risulta pari a 5,8%, in aumento alla settimana precedente (il cui valore era 5%)

Omicron ha cambiato le carte in tavola sul fronte dell’emergenza pandemica. Dal 24 agosto 2021 al 11 maggio 2022 sono stati segnalati 438.726 casi di reinfezione, pari al 3,6% del totale di quelli notificati. Nell’ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati risulta pari a 5,8%, in aumento alla settimana precedente (il cui valore era 5%).

Secondo l’ultimo report pubblicato dall’Iss rischiano di più le persone con prima diagnosi di Covid avvenuta ad una distanza di 210 giorni dalla prima diagnosi; quelli che hanno contratto la malattia tra 90 e i 210 giorni precedenti. Quindi i non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i 120 giorni.

In termini assoluti le donne sono più esposte degli uomini perché più presenti nelle Scuole, nelle strutture sanitarie e in ambiti famigliari (pensiamo alla professione di badante). Luoghi, questi, in cui è più facile contrarre il virus anche per una maggiore facilità di screening. Le fasce di età più a rischio vanno dai 12 ai 49 anni e dai 50 ai 59 anni.

A giocare un ruolo chiave nei casi di reinfezione sono le sottovarianti Omicron 4 e 5, con un Rt pari a quello del morbillo. Dall’estrema contagiosità di queste sottovarianti ci si difende, semplicemente, con l’uso delle mascherine nei luoghi al chiuso e affollati e lavando spesso le mani.

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