Appuntamento con la Follia
Ancora giorni di morte, distruzione, fughe, caos di corpi e di menti, speranze disilluse, impotenza.
I dubbi si sommano alle attese e al bisogno di un senso a tutto ciò che sta accadendo lì, sempre lì, in Ucraina.
Trovo poca ispirazione per raccontare di gente e di luoghi, in questo momento.
Le nostre storie si stanno appiattendo sotto il rumore assordante delle bombe e della tragedia che oltrepassa i confini e che ci trafigge nel cuore e nell’anima (e non solo).
Le nostre vite stanno diventando tutte uguali, all’insegna della rabbia, dello sconforto e dello sdegno che fanno da colonna sonora alla nostra lotta quotidiana alla sopravvivenza. Per chi è più fortunato, un sottofondo sgradevole alla lotta al mantenimento della propria condizione o alla conquista di qualcosa di meglio.
Una delle cose che senz’altro ci accomunano in questo momento, a prescindere dalle nostre singole condizioni, è la lotta nella lotta: quella contro la Follia con la F maiuscola.
Una follia quasi indecifrabile, illeggibile dal punto di vista razionale. Come si può spiegare la Follia che sta guidando coloro che hanno ideato, provocato, progettato il conflitto in Ucraina e anche quella di coloro che stanno provando a gestirlo? La “non risposta” è un macigno quotidiano che ci arriva sulla testa ogni mattina e che ci logora, ci svilisce, ci appiattisce, ci rende simili a degli zombie.
Siamo un esercito di zombie confusi, a volte apatici, a volte impazziti. Vaghiamo tra le nostre vite, tra le nostre azioni quotidiane e tra le nostre abitudini cercando di comprendere e di sopportare una Follia quasi senza precedenti.
La Follia qui sta anche nel momento storico. Chi avrebbe mai immaginato di tornare al novecento? Quante volte ce lo chiediamo!
I buoni e i cattivi si alternano e ci destabilizzano, ci confondono tra proclami, propagande, sfide, provocazioni. E la morte continua.
Provocare e nutrire il dubbio è molto più efficace che dare certezze, se si vuole destabilizzare, e la cosa, a mio modesto avviso, sta funzionando.
Siamo tutti destabilizzati e pieni di dubbi, tutti.
Osservo quanto la condizione di zombie si combini a quella di spettatori che, dagli schermi dei nostri device, veniamo invitati ad assistere alla morte in diretta, alla guerra in diretta, alla tragedia umana in diretta, per poi dover dare un “voto”.
La Follia nella Follia, il delirio della rincorsa alla reazione compulsiva, della retorica del bene e del male, della manipolazione, della polemica sempre e comunque. La Follia delle opinioni e del tifo.
Nessuno, fino a prova contraria, sta avendo il coraggio di affrontare la Follia, di trovare un modo serio, sano, lucido per sconfiggerla, per dare un taglio a
a morte, egoismi, interessi, megalomanie. Pensare agli esseri umani che stanno scomparendo sotto le bombe, le armi, violenze fisiche sarebbe un dovere, ma le priorità sembrano essere altre.
Assistiamo quotidianamente a un susseguirsi di provocazioni, la morte continua, mentre le nostre vite procedono verso la degenerazione. Calpestate, svilite, deformate da una crisi senza confini.
Mi scuso per questo sfogo, ma sto provando un disagio, un imbarazzo, una vergogna nei confronti di ciò che sta accadendo in Ucraina e di ciò che stiamo sopportando come zombie impotenti, quali siamo.
Siamo sempre più offuscati dalla mancanza di strumenti o, paradossalmente, da troppi strumenti diabolici con i quali non facciamo altro che guardare e indignarci senza poter fare nulla.
A questo punto, mi affido alle forze ultraterrene perché gli esseri umani sono una grande delusione.
Il solo pensiero di un intervento spirituale, invisibile, universale, indipendente, miracoloso, mi fa tornare a sorridere e a sperare.
Voglio staccare i piedi da terra perché è l’unica cosa che mi fa bene, voglio credere alla favola del bene che vince sul male, voglio sognare di tornare a osservare nel mondo gente che vive, che costruisce, che evolve, che gioisce, che condivide e che lotta. Ma non più contro la Follia, bensì con sé stessa, per innalzarsi a essere umano degno di essere definito tale.
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