Suvvia, signore e signori del Pd: smettetela!

Suvvia, Signore e Signori del Pd irpino: datevi una mossa!

Non avete ancora nemmeno festeggiato la Pace e già vi siete rimessi a fare la Guerra. Un po’ di grazia, un po’ di bontà, un tantino di pietà per voi stessi e per noi… Please!

Sì, certo: l’avevamo capito tutti, perfino i falsi tesserati del vostro partito, che avevate siglato una Pace fittizia. Sappiamo tutti che i vostri tre “macrogruppi” – i Deluchiani del De Luca Governatore (ovvero De Luca l’irpino, D’Amelio e Santaniello), i De Caro/Petittiani e gli ultimi arrivati, i Petracchiani (dei quali, giustamente, si potrebbe dire che “so’ trasut’ ‘e sicc’ e si so’ mis’ ‘chiatt’”!) – sono di fatto tre strane categorie dello spirito che di giorno prendono il caffè insieme e la notte si fregano a vicenda. Così come tutti sappiamo che il ramoscello d’ulivo ostentato nel vostro recente congresso-non congresso altro non è che la peggiore rappresentazione dell’ipocrisia politica.

Epperò – Signore e Signori dem, pietà! – non bisogna essere candidati con merito al Nobel della Politica, semmai venisse istituito, per capire che continuando a comportarvi nel modo in cui caparbiamente fate da un bel po’ a questa parte, altro risultato non potrete conseguire se non quello di danneggiarvi a vicenda (e sarebbero soltanto cavolacci vostri), oltre a danneggiare le istituzioni e le comunità in cui operate (e se permettete, questi sono invece fatti nostri!).

Che dite, facciamo un esempio piccolo piccolo del danno che potreste procurarvi da qui a meno di un anno, ossia alle prossime elezioni politiche? Facciamolo.

Voi sapete benissimo, e noi sappiamo altrettanto, che questa Pace, ancorché fittizia, l’hanno voluta innanzitutto il Governatore De Luca e l’unico parlamentare eletto dal Pd tra Irpinia e Sannio, ovvero Umberto Del Basso De Caro. Il Governatore, che prenderebbe il caffè più volentieri con la grillina Ciarambino che con De Caro, ed è quanto dire, ha voluto la Pace perché il figlio, deputato Piero, sarà il capolista Camera nel collegio proporzionale Avellino-Salerno. È un posto sicuro, per carità: egli sarebbe rieletto anche in presenza di un nuovo tsunami 5Stelle dopo quello del 4 marzo 2018; eventualità, quest’ultima, che non sta nel novero delle cose possibili. Nelle urne 2023 non ci sarà, infatti, per parte grillina, né uno tsunami, né una tempesta e nemmeno una pioggerellina seppure venisse invocata con la danza eterna. Dalle urne il Movimento uscirà prosciugato molto più di quanto i sondaggi di oggi, già devastanti, lascino immaginare.

Ma grillini o non grillini, il punto è un altro. De Luca tiene moltissimo, e non potrebbe essere altrimenti, a che il figlio Piero figuri al massimo possibile: il successo elettorale di una lista è frutto dello sforzo di tutti i suoi candidati, ma è comunque e sempre al capolista che vanno gli onori della vittoria e il dileggio della sconfitta. La Pace con i decariani è la garanzia di un impegno in più pro-Piero tra gli elettori tradizionali del deputato beneventano e di quelli del consigliere regionale Petitto.

L’hanno voluta Del Basso De Caro e Petitto la Pace con i deluchiani esattamente per la stessa ragione. Il deputato sannita sarà il capolista nel proporzionale Senato del collegio Salerno-Avellino-Benevento-Caserta. Come a De Luca serve l’impegno di De Caro per Piero, così a De Caro, a maggior ragione, serve la contropartita di De Luca.

Nei rispettivi “sottogruppi” correntizi, la Pace sta bene al consigliere regionale Maurizio Petracca, che sarà candidato nell’uninominale Camera collegio di Avellino, per cui avrà bisogno dell’impegno dei decariani. E sta bene la pace a Rosetta D’Amelio, perché in caso di elezione di Petracca al Parlamento gli subentrerebbe in Consiglio regionale essendo la prima dei non eletti della lista Pd in Irpinia.

È del tutto evidente, allora, che se questa Pace, ancorché fittizia, finisse prima delle politiche del 2023, gli effetti collaterali sulle elezioni potrebbero essere tali da nuocere, non ad uno dei succitati “portatori di interesse politico personale”, ma a tutti loro.

Ora, in rapidissima sintesi, vediamo i danni che la ripresa della vostra Guerra comporterebbe nelle istituzioni e di riflesso nelle comunità di riferimento.

Anche qui un esempio per tutti. Nelle istituzioni di questa provincia il Pd è partito di maggioranza relativa, non assoluta. Significa che governa in coalizione con altri partiti, anche se “civicizzati” sotto vari simboli. La questione è di una ovvietà disarmante: è già difficile governare un Comune, un ente di servizio, una società partecipata quando un partito è unito e può dialogare con una sola voce con i partner della coalizione; figurarsi cosa accade – quante energie e tempo si perdono – se una forza politica è lacerata al suo interno.

In Irpinia abbiamo una campionatura varia ed abbondante di Comuni, enti sovracomunali e società partecipate le cui gestioni sono fortemente e in senso negativo condizionate dalla malapolitica del Pd diviso, guerrafondaio, impegnato al suo interno in estenuanti lotte per la poltrona piuttosto che nel confronto, magari anche aspro, per risolvere problemi incancreniti e soprattutto per uscire dal tunnel della crisi da Covid, per affrontare e cogliere con il massimo impegno dell’intelligenza le grandi opportunità offerte dal governo centrale e dall’Europa.

È immaginabile, ad esempio, che possiamo vincere la sfida del Pnrr, già di per sé molto complessa e burocratizzata, con la maggiore e meglio strutturata forza politica provinciale che disperde le sue energie – invero già qualitativamente limitate – in personalismi insopportabili e in banalissime battaglie di retroguardia?

Ordunque, Signore e Signori di questo Pd ridotto a zombie, ve la date una mossa? Ce la mettete – nel vostro agire quotidiano – un po’ di grazia, un po’ di bontà, un tantino di pietà per voi stessi e, se ve ne resta un briciolino, anche per noi… Please?

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