Stop ai lavori se i rincari di energia e materie prime ne pregiudicano l’esecuzione. La norma varrò almeno fino alla fine del 2022

Le oscillazioni di prezzo verranno considerate cause di forza maggiore fino alla fine di quest’anno e la mancata ultimazione dei contratti pubblici nei tempi previsti non ricadrà sull'esecutore

Il decreto legge varato venerdì dal Consiglio dei ministri per far fronte all’impatto della crisi determinata dal conflitto in Ucraina sul versante energetico e dei carburanti, prevede, tra l’altro, il congelamento di lavori, servizi e forniture per il pubblico qualora i rincari di materiali da costruzione, carburanti o prodotti energetici impediscano (anche solo in parte) la loro esecuzione. Le oscillazioni di prezzo verranno considerate cause di forza maggiore fino alla fine di quest’anno e la mancata ultimazione dei contratti pubblici nei tempi previsti non ricadrà sull’esecutore.

Inoltre, il decreto prevede misure specifiche per la pubblica amministrazione per fare fronte ai rincari. In primo luogo la concessione in tempi rapidi di un anticipo del 50% delle compensazioni a cui l’impresa titolare di contratti ha diritto a causa dell’aumento del prezzo dei materiali, quindi la cancellazione delle penalità per le attività che fermano i lavori o per le quali s’impone una proroga a causa della difficoltà di reperimento dei materiali e degli aumenti dei prezzi.

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