Non solo gas: ecco le materie prime che hanno subito i maggiori rincari dall’inizio della guerra in Ucraina
Dal ferro per le acciaierie alla ghisa per l’automotive, dall’argilla per le ceramiche al frumento e al mais per i mangimi
Non solo gas, ma anche carbone, nickel, frumento, petrolio, rottame ferroso, ghisa e palladio. Sono queste le materie prime e i prelavorati che hanno subito i maggiori aumenti di prezzo dall’inizio della guerra in Ucraina.
Tra le imprese più colpite ci sono dunque acciaierie, gran parte delle quali opera con forni elettrici, visto e considerato che la materia prima, ovvero il rottame, arriva in gran parte proprio da Russia e Ucraina, sovente via mare, con navi che partono dal porto di Odessa. Dall’inizio del conflitto il rottame ferroso è aumentato del 31% dall’inizio del conflitto mentre il preridotto, altro materiale usato per produrre l’acciaio dai forni elettrici, è aumentato del 13,6%.
Anche la ghisa, fondamentale per la produzione di componenti per auto, basamenti per i motori e freni a disco, dunque di componenti per pale eoliche e centrali idroelettriche, proviene per il 50% da Russia e Ucraina. Questa condizione sta determinando il blocco produttivo di molte fonderie.
Venendo al petrolio, ad oggi si registra un aumentato del 32% del tutto ingiustificato, visto che dalla Russia ne importiamo solo il 10 per cento. Diverso il discorso per il palladio, che invece arriva in gran parte dalla Russia, che è aumentato del 18%. In grande difficoltà il settore della ceramica, sia per l’impennata dei costi energetici sia perché il 50 per cento delle materie prime necessarie, argille a sabbie bianche, proviene dalla Russia.
Anche il settore alimentare in grande sofferenza per l’impatto del prezzo dei mangimi su tutta la filiera delle carni. Il mais è aumentato del 16%, il frumento del 42, l’olio di girasole del 20.
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