Immagina…
(F.G.) Per l’importanza che riveste e la sostanza che condividiamo appieno, collochiamo volentieri nello spazio degli Editoriali il “pezzo” di Clara Spadea.
– di Clara Spadea –
“Immagina… che non ci sia più nulla per cui uccidere o morire/ Nessuna necessità di cupidigia o di brama, una fratellanza di uomini/… Immagina tutta la gente che vive in pace…”
Era il 1971 quando John Lennon metteva in musica questa splendida poesia di Yoko Ono, consegnando così al mondo intero un inno universale di amore e di pace ancora attuale.
Sono passati cinquant’anni da allora, ma quei giovani ucraini che vediamo mettersi in salvo giù nelle metropolitane con un borsone o un trolley in cui hanno dovuto chiudere frettolosamente tutta la loro vita, se potessero forse urlerebbero a gran voce questa canzone per invocare il mondo di pace che sarebbe loro diritto avere.
Perché è chiaro a tutti, e oggi ancor di più, che qualsiasi guerra, ovunque sia combattuta e per qualsiasi motivo, provoca solo sconfitte, orrore e distruzione e lo fa al di là di ogni suo confine e con ripercussioni dolorose diffuse.
Le sirene che attraverso l’etere sentiamo suonare nelle città in guerra, i sibili dei caccia che attraversano minacciosi i loro cieli, i razzi che illuminano a giorno le notti fanno inorridire persino chi solo osserva queste scene da lontano, al sicuro della propria abitazione.
E sentire la disperazione delle mamme dei giovani chiamati alle armi o il pianto dei bambini trascinati con forza lontano dai giochi per essere messi in sicurezza, è cosa intollerabile che ci fa sprofondare ai tempi delle guerre che hanno vissuto i nostri genitori e che la storia ci ha ampiamente e tristemente raccontato.
No, non può essere tempo di guerra oggi!
Non vogliamo altri inermi Alan Kurdi a testa in giù sulla sabbia, non vogliamo altri piccoli Mustafa mutilati da battaglie di cui non conoscono senso e fine, né sapere di giovani costretti a non poter tornare nelle loro case, non poter costruire e perseguire i loro sogni. Abbiamo ancora negli occhi le immagini delle file di camion che in pieno lockdown trasportavano corpi che non potevano ricevere neppure le lacrime dei loro cari, per avere oggi la forza di guardare le file di carri armati diretti a portare morte e distruzione ovunque.
Non basta dunque la guerra che da più di due anni il mondo intero sta ancora combattendo contro una terribile pandemia?
Non bastano le battaglie che ognuno di noi affronta quotidianamente.in un mondo da noi stessi reso sempre più duro e spigoloso?
Non bastano le fermate forzate che il treno della nostra vita ci impone per far scendere qualcuno?
Non sono già abbastanza le difficoltà che abbiamo a “far innamorare i ragazzi, far capire loro che miracolo è la nostra terra” (R. Vecchioni), farli diventare uomini capaci di amore, di comprensione, di dialogo?
No, non può essere tempo di guerra oggi.
Dovrebbe essere solo il tempo della pietà. Il tempo di costruire, non di distruggere.
Dovrebbe essere il tempo in cui “tutta la gente condivide tutto il mondo”, null’altro!
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