Atripalda e il suo “Cinema Paradiso”

(G.M.)
“Atripalda può custodire tutta la nostra vita, anche da lontano.
Amo perciò quei pochi atripaldesi superstiti che ne scrivono i ricordi che sono anche miei.

È questo lo spirito che mi ha portato a descrivere luoghi, eventi, abitudini, personaggi del “nostro” Paese nel corso di ben diciotto settimane.
Un lungo periodo durante il quale ho sentito la vicinanza di tanti Atripaldesi con cui abbiamo rivissuto momenti di grande emozione.

Mi avete reso felice quando mi avete spronato a continuare.
Ho promesso di farlo ed eccomi a riavvolgere il nastro dei ricordi.
È solo una traccia.

Sarebbe bello se venisse sviluppata dai più giovani parlandone con i genitori e, soprattutto, con i nonni per aggiungere altri particolari.

Sarebbe bello, nell’epoca dell’ipertecnologia, lasciare in un cassetto un quaderno…
“COME ERAVAMO”

Ma adesso… tutti a Cinema

 

– di Gabriele Meoli –

Nei remoti anni del nostro Paese, un unico gradito svago ci allietava specialmente di domenica sera. Era l’attesa possibilità di andare (nientemeno) al cinema e godersi la visione di un film!

Provvedeva a favorire un siffatto evento un autentico clan di geniali fratelli, che gestivano l’unico, ma “ideale” piccolo cinema del Paese, regalando a noi Atripaldesi, a bassissimo costo di biglietto (il Venerdì addirittura per due film alla volta), alcune ore di sogni d’avventura, di sentimento strappalacrime, d’amore o di guerra.

A buon diritto, essi erano considerati, da noi tutti, dei veri “maghi”, pronti ad assicurarci qualche ora per poter vivere con la fantasia e facendoci condividere la loro passione per questa decima Musa.

V’era tra loro anche chi ci teneva molto a che noi giovani spettatori ci comportassimo correttamente, senza dar fastidio durante la proiezione, pronto ad intervenire (bonariamente) per riportarci all’ordine, così come anche disposto a procurare premurosamente una sedia supplementare a qualche spettatore rimasto in piedi per l’affollamento. E proprio a causa di tale inconveniente, costituì un vero rito la procedura introdotta per la sicurezza di avere un posto a sedere durante lo spettacolo, come se si trattasse di una “prima” teatrale. Era, infatti, necessario, durante la settimana, in vista dei tre spettacoli della domenica, prenotare al botteghino il proprio posto, da scegliere tra quelli ancora liberi su apposita pianta della sala di proiezione.

E ciò faceva anche crescere l’interesse a vedere il film programmato, proprio come avviene, di regola, durante l’attesa di un evento gradito.

Si sa, invero, che le cose belle sono quelle difficili ad aversi; e quella dello svago del nostro Cinema era, all’epoca, l’unica bella offerta alla nostra vita semplice di un costume poi abolito.

Soltanto la memoria di un numero sempre più esiguo di Atripaldesi può ancora restituire le immagini di quel tempo e così rivedere volti noti di spettatori che sedevano, ogni domenica, sempre allo stesso posto da loro prescelto o prenotato nel Cinema, oppure la piazza del Paese che sistematicamente si popolava, per un breve passeggio, delle persone uscite dal Cinema alla fine di ognuno dei suoi spettacoli, od anche le immagini esaltanti dei vari protagonisti cinematografici che, come semidei, si potevano ammirare nei singoli film ed accendevano la nostra fantasia.

Non c’era ancora la “sbornia” del consumismo ad ogni costo e dei divertimenti sempre più raffinati e senza fine né la conseguente indifferenza sopravvenuta verso ogni cosa bella.

Al contrario, una semplice pellicola, che per giunta si spezzava addirittura, facendo spesso interrompere la proiezione, era capace, col suo fascino, di alimentare la nostra immaginazione un po’ ingenua, tanto da farci credere quasi come veri i fatti proiettati.

E sì, perché allora, per essere felici, a noi bastava il nostro Cinema “Paradiso”, bene comune di Atripalda, anch’esso poi finito in disuso, dopo essere stato, per tanto tempo, lieta occasione domenicale di evasione o di incontro.

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