Agguato al boss a San Martino, ricerche ancora senza esito
L'attentatore dello storico boss del Clan Pagnozzi Clemente Fiore è stato identificato, ma è riuscito a far perdere le sue tracce. Continuano senza sosta le ricerche dei carabinieri
Va avanti senza sosta la caccia all’uomo dopo l’agguato di ieri mattina in pieno centro a San Martino Valle Caudina. Proseguono serrate le ricerche del presunto attentatore da parte del nucleo investigativo dei carabinieri di Avellino guidati dal maggiore Laghezza, l’uomo sarebbe stato identificato grazie alle immagini delle telecamere di sicurezza del paese e del supermercato dove è avvenuta la sparatoria.
Nella piazza davanti al Pam verso le 10.30 il presunto atentatore sarebbe sceso dalla sua Peugeot imbracciando una pistola di piccolo calibro per fare fuoco contro lo storico boss del clan Pagnozzi Clemente Fiore, che stava chiacchierando con il nipote 20enne, dipendente del supermercato in questione. Quattro i colpi esplosi dall’attentatore, due hanno colpito Fiore all’addome e al ginocchio, uno di striscio il nipote. A quel punto l’uomo si è dato alla fuga, convinto probabilmente di aver portato a termine la sua missione dopo aver visto crollare a terra Fiore, ma il 64enne, ricoverato al Rummo, non è in pericolo di vita e in buone condizioni di salute.
I militari sembrano avere pochi dubbi sul colpevole e dopo averlo identificato hanno fatto partire una vera e propria caccia all’uomo, tra i boschi delle montagne della Valle Caudina, spingendosi nel Sannio, dove il 35enne ha residenza. Ma l’uomo potrebbe essere ovunque, anche già fuori regione.
Si tratterebbe di un pregiudicato, con condanne per traffico di stupefacenti, e la sparatoria avrebbe un forte collegamento con l’omicidio dell’altro boss della Valle Caudina, Orazio De Paola, freddato un anno e mezzo fa da Gianluca Di Matola, condannato lo scorso dicembre a 18 anni di reclusione per quell’omicidio. Motivi passionali il presunto movente, ma per l’antimafia tra le ragioni c’era anche il controllo delle piazze di spaccio.
Dietro l’agguato a Fiore sembra esserci un regolamento di conti, ma anche la voglia delle nuove leve della criminalità locale di affermarsi sulla cosiddetta vecchia guardia. Cosiddetti “cani sciolti”, pronti a tutto, anche a sparare in pieno giorno, davanti a tutti, nei confronti di persone considerate, nell’ambito della malavita, intoccabili
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