Morte Luciano, la procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo
Sul caso della morte di Luciano Romagnuolo la procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. I magistrati vogliono accertare se ci siano state omissioni o negligenze da parte dei servizi sociali del comune di Avellino, tenuti a sorvegliare e accudire il senzatetto. Intanto il medico legale ha accertato le cause della morte del 56enne, avvenuta non più di tre o quattro giorni fa: dalla scomparsa di Luciano, avvenuta il 7 gennaio, c'è dunque un periodo di due settimane dove nessuno si è preoccupato di chiedersi che fine avesse fatto
Morte di Luciano Romagnuolo, la procura ha aperto un’inchiesta, l’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo. I magistrati di piazza d’Armi, guidati dal procuratore capo Domenico Airoma, non sono intenzionati tanto ad approfondire le cause che hanno provocato il decesso del 56enne (l’esito dell’esame del medico legale è molto chiaro sul punto), bensì se ci siano state omissioni o mancanze da parte di chi era tenuto a vigilare, sorvegliare e accudire, per legge e per ruolo, il senzatetto.
Un’indagine insomma sui servizi sociali del comune di Avellino, che secondo il sindaco Gianluca Festa avrebbero fatto tutto quanto possibile per Romagnuolo, ora la procura vuole chiarire se sia stato veramente così. Non ci sono al momento iscritti nel registro degli indagati, il pm ha richiesto per ora ai carabinieri una dettagliata informativa sull’intera vicenda, già dalle prossime ore i militari raccoglieranno ogni notizia necessaria, partendo dagli uffici del settore politiche sociali di palazzo di città.
A causa delle traversie familiari e delle sue condizioni di vita, l’uomo era stato infatti affidato in tutela al comune di Avellino e gli era stato assegnato un tutore. Se avranno svolto fino in fondo il loro compito, sarà dunque la magistratura ad accertarlo.
Una indagine che potrebbe aprire uno squarcio sul terzo settore di palazzo di città, che finora si è segnalato solo per inefficienze e gestioni opache.
Da dieci anni i servizi principali del piano di zona guidato da Avellino sono sempre stati gestiti e appaltati alle due stesse cooperative, di anno in anno, di bando in bando, di proroga in proroga, nonostante queste non abbiano mai presentato bilanci né resoconti sui soldi spesi e sui servizi e le persone assistite. Tra l’altro, proprio recentemente, i due presidenti delle cooperative in questione, la Ker di Torre del Greco e la Eco di Scafati, sono finiti tra gli indagati, con accuse gravissime quali concussione, turbativa d’asta e corruzione, in una inchiesta dell’antimafia volta a smascherare un sistema che avrebbe favorito determinate cooperative del terzo settore di Caserta, investimenti che sarebbero finiti poi tra le mani del clan dei Casalesi.
Oltre a fornire servizi scadenti, per ammissione degli stessi sindaci del piano di zona, le cooperative si sono segnalate negli anni tra l’altro per una serie di assunzioni sospette: tra i dipendenti hanno sfilato, e figurano tuttora, amici e parenti degli amministratori, di dipendenti comunali, candidati nelle liste delle recenti e passate elezioni amministrative del capoluogo. “Evitiamo speculazioni nei confronti dei servizi sociali del comune, per tutelare il grande lavoro che ogni giorno compiono con grande impegno tutti gli operatori sociali” le parole dette dal sindaco Festa subito dopo la morte di Luciano; operatori sociali però che lavorano per pochi spicci e poche ore, mai stabilizzati, in un continuo stato di precarietà, alcuni con scarsa formazione di base, in un settore che il sindaco ha lasciato tra le mani di un coordinatore, il segretario generale del comune Vincenzo Lissa, con nessuna esperienza nelle politiche sociali. La famosa azienda consortile, che avrebbe potuto segnare una svolta per il piano di zona con assunzioni definitive e un controllo serio sulla gestione e sulle cooperative da assoldare, è stata varata più di un anno fa ma mai entrata in funzione per negligenze amministrative. Chissà che i riflettori della procura, partendo dal caso Romagnuolo, non riescano a far emergere a cosa siano dovute tutte le criticità riscontrate all’interno piano di zona sociale di Avellino.
Intanto l’ispezione cadaverica sulla salma di Romagnuolo, condotta dal medico legale Daniela Lucidi, ha accertato che l’uomo è morto a seguito di un malore, collegato alla patologia di cui soffriva da tempo, causata dalla sua condizione di alcolizzato cronico. Luciano a seguito del malore sarebbe caduto nella vasca d’acqua creatasi nel sottoscala del cantiere dove poi è stato rinvenuto cadavere. Il 56enne sarebbe morto non più di tre o quattro giorni fa: resta dunque un vuoto, da quando scomparse dopo il ricovero al Moscati dello scorso sette gennaio, di circa due settimane, in cui nessuno si è preoccupato di capire che fine avesse fatto il senzatetto.
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