Buttafuoco: “Sono cose che passano perché vanno a incardinarsi nelle cose che restano”
“Dalla Sicilia al resto del mondo così come dall’Irpinia, la periferia non è solo una chiave artistica ma può fare da stimolo al paese”. In occasione della presentazione ad Avellino del suo libro “Sono cose che passano” Pierangelo Buttafuoco conferma il suo pensiero.
“Sono cose che passano” è l’ultimo romanzo di Pietrangelo Buttafuoco, edito da “La nave di Teseo” e presentato al Circolo della Stampa di Avellino in dialogo con Emiliana Mannese, docente universitaria e sua grande amica.
Nel secondo dopoguerra il barone di dubbia nobiltà Rodolfo Polizzi sposa Ottavia principessa di Bauci e la porta con sé a Leonforte, un paese dell’entroterra di Sicilia. In quell’estate del 1951 dove, poco lontano, sull’isola di Vulcano Roberto Rossellini s’innamorava di Ingrid Bergman e, a Capo d’Orlando, Lucio Piccolo con i fratelli Casimiro e Agata Giovanna – zii di Ottavia – ricevevano il jet set internazionale, a casa del candido Rodolfo arrivava Lucy Thompson, la compagna di college della moglie a svegliare i trascorsi di gioventù della principessa, tutti di strani riti e sabba studenteschi. Sotto gli occhi della signorina Lia, entusiasta testimone di una stagione elettrizzante, mentre il barone Polizzi si ammala e la principessa si lascia sedurre da un capomastro, l’intera Leonforte si trasforma in un pandemonio. Ma qualche anno dopo Carlo Delcroix, un eroe soldato – cieco e mutilato – la spinge a una scelta cruciale, ma forse vana. Un romanzo seducente e infuocato come la Sicilia, un divorzio all’italiana che Pietrangelo Buttafuoco trasforma in un moderno Faust al femminile.
I commenti sono chiusi.