DANIELE, VITTIMA DI TURNO
La cosa migliore che tutti noi dovremmo augurarci, secondo me, è l’avere nei posti apicali persone valide e integerrime, cioè con un alto senso di moralità accompagnato dalla piena conoscenza delle norme regolatrici dei vari settori
Solo così si potrebbe cominciare a sperare e credere in una società più equa che, in quanto tale, non lascerebbe impuniti comportamenti omissivi o commissivi gravi e superficiali di chicchessia, anche della magistratura.
In questo momento storico e politico trovo un minimo di conforto nella scelta per la carica di Ministro della Giustizia della Dott.ssa Cartabia, dal momento che la sua integrità morale e la sua competenza sono doti innegabili e a tutti note.
Apprendo così con una certa consolazione degli accertamenti urgenti che il Ministro ha richiesto a proposito dell’uccisione del bambino di 7 anni per mano del padre, in quel di Varese, e sono sicura che andrà fino in fondo, nell’attesa, poi, di una necessaria riforma della Giustizia e, perché no, della configurazione delle responsabilità a carico dei magistrati.
Del resto c’è davvero da chiedersi come sia stato possibile che un giudice abbia consentito ad un padre agli arresti domiciliari per precedenti violenti e per essere un individuo socialmente pericoloso di trascorrere la fine dell’anno con il figlio. C’è da chiedersi come sia possibile che un avvocato, che di certo ben conosce più di tutti il suo rappresentato, abbia avallato una simile richiesta e che un magistrato, poi, l’abbia concessa, con quanta fretta prima di chiudere a chiave la propria aula e andare a brindare al nuovo anno.
Sono convinta che ci sono casi in cui il genitore, tra i due, dotato di un normale equilibrio psicologico e affettivo, ha a volte necessariamente bisogno di essere affiancato dalla magistratura e dai servizi sociali, perché da solo non sempre ce la può fare a difendere i propri figli dalla mente folle dell’altro coniuge.
Intanto il piccolo Daniele, è questo il nome della vittima di turno, ha finito drammaticamente e prematuramente di vivere. Nessun brindisi per lui nell’armadio in cui era stato nascosto dopo essere stato ucciso dal padre, niente più calci ad un pallone, niente più capricci o incitamenti, niente più abbracci o litigi.
La sua giovane e inespressa vita è finita, forse perché le è stato attribuito semplicemente il valore di un “pacco” da spostare su richiesta a piacimento, senza che importasse che stesse andando in un posto malsano e violento e privo di qualsiasi barlume di affetto!
I bambini, invece, i bambini andrebbero protetti, sempre e al di sopra di ogni cosa. Nei loro confronti non dovrebbe essere consentita alcuna superficialità da parte di chi si trova a prendere decisioni che li riguardino. Andrebbero studiate tutte le circostanze, previsti tutti i pericoli possibili, applicate al di sopra e prima ancora delle norme di diritto, il discernimento e l’assennatezza del “buon padre di famiglia”.
È necessario un profondo senso di responsabilità e tanta sensibilità negli operatori del diritto che hanno a che fare con le sorti dei minori, per evitare tragedie, per salvare vite di bambini inermi ed incolpevoli che non hanno chiesto di venire al mondo né hanno avuto opzioni di scelta per l’ambiente familiare in cui vivere.
Non importa che si chiamino Daniele o diversamente. Che vivano a Varese o altrove.
I bambini sono patrimonio dell’Umanità, abbiamo tutti il dovere di proteggerli dal male.
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