COVID E DINTORNI: LE POCHE, UTILI CERTEZZE CHE ABBIAMO
È passato tempo a sufficienza ed abbiamo sotto mano una vasta casistica di fatti per poter agevolmente convenire che di questo maledetto Covid ci sono poche certezze ed un bel po’ di dubbi.
Non è utile ragionare dei secondi: sarebbe vano esercizio accademico, considerato che i dubbi potranno scioglierli soltanto la ricerca scientifica e il tempo.
Le certezze, invece, possono aiutarci ad affrontare meglio il ciclone della quarta o quinta ondata – è indifferente quale sia il numero esatto – che sembra intenzionata a rimettere in ginocchio l’Italia nel più ampio, consimile e drammatico contesto europeo e mondiale.
La prima certezza è che avevamo un po’ tutti cullato l’illusione che lo tsunami fosse finito e che ci restava da percorrere soltanto l’ultimo miglio per uscire dal tunnel. Ci stiamo accorgendo in questi giorni che non era affatto così. Il dubbio sul futuro – come detto – lo affidiamo alla sapienza degli scienziati e alla saggezza del tempo. La certezza è che abbiamo sbagliato a fare i calcoli. Da qui il sapore ancora più amaro della delusione.
La seconda cosa certa è che se non avessimo avuto i Sacrosanti Vaccini, e non li avessimo utilizzati nella quantità e con la velocità di cui il nostro Paese (con il Governo Draghi) è stato capace, oggi non saremmo soltanto sotto le bombe dell’ennesima ondata, ma rivedremmo il film dei camion militari a Bergamo carichi di bare senza fiori e senza lacrime. Stanno morendo di Covid anche in questi giorni troppe persone, ma i vaccini hanno salvato decine e decine di migliaia di vite, grazie anche e soprattutto ai medici, agli infermieri e al resto del personale e della nostra organizzazione sanitaria, la quale si è dimostrata tra le migliori al mondo, nonostante tutte le nostre lamentazioni fondate e legittime e non.
La terza certezza è che la comunicazione scientifica e quella istituzionale sono state contraddittorie e perciò stesso inefficaci, nel bene e nel male: troppi galli e troppe galline nel pollaio, i loro strampalati chicchirichì assai spesso ci hanno fatto confondere l’alba con il tramonto e viceversa.
La quarta certezza è che diversi leader politici, specie della sponda destra, hanno indirettamente dato fiato alle trombe dell’orchestra criminale dei No Vax. Con i loro puntuali e numerosi “se” e “ma” hanno provocato gli stessi effetti devastanti dei “se” e dei “ma” d’una certa sinistra ai tempi bui delle Brigate Rosse: una sorta di contrappasso storico-politico, dall’ideologia estrema di allora all’accattonaggio di voti No Vax di oggi. Orrore di ieri, vergogna di oggi.
La quinta certezza è che stiamo perdendo tempo prezioso sull’introduzione dell’obbligo delle vaccinazioni: ed è la seconda, imperdonabile vergogna quella di un Parlamento e di un sistema di partiti impegnati, con giochi e giochini di bassissima politica, a bruciare una Personalità del prestigio di Draghi (per il Quirinale e per Palazzo Chigi) invece di sostenerne la linea di rigore e di responsabilità in una fase così delicata e complessa.
Sesta ed ultima certezza. Come è già accaduto diverse volte in passato, dall’inizio della pandemia, i “guastatori professionisti” del governo centrale – sempre gli stessi – continuano a snobbare le lucide “diagnosi” politiche e annesse “terapie” anti-Covid del presidente della Campania, salvo poi ad applicare le misure da lui suggerite con ritardo e danni incalcolabili.
Al riguardo, proprio in queste ore si sta riproponendo la litania della scuola in presenza sempre e comunque. Le statistiche che danno una percentuale altissima di infetti proprio nella fascia di età scolastica non turbano nemmeno un po’ la scienza e soprattutto la coscienza di presidi, professori e sindacalisti che partecipano al coro di prefiche intorno al “cadavere” della Cultura uccisa dalla Dad.
In questa babele di ostentazioni intellettualistiche e ipocrisie tanto al quintale, il “solito” presidente della Campania, De Luca, ha avuto di nuovo il coraggio di rimuovere la foglia di fico dagli occhi miopi dei “benpensanti” senza pensiero con una proposta, “non ideale”, ma realistica ed appropriata all’attuale, drammatica diffusione del Virus tra i giovanissimi: “… Il rinvio del ritorno a scuola. Prendere 20-30 giorni di respiro consentirebbe di raffreddare il picco di contagio – che avrà a gennaio probabilmente un’altra spinta – e di sviluppare, in questi giorni, la più vasta campagna di vaccinazione possibile per la popolazione studentesca”.
Non so voi, cari lettori, ma al riguardo io avrei la settima ed ultima certezza: non gli daranno ascolto, come già hanno fatto sapere dal governo centrale, e a fine gennaio, o giù di lì, faremo l’inventario dell’ennesima sventura profetizzata dalla nostra inascoltata Cassandra della Campania.
Spero con tutto il cuore di sbagliarmi.
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