LETTERA A TE CHE NON SEI
Non so come, ma all’improvviso mi sono trovata a pensare a te. A te che però non esisti!
Sai, c’è stato un tempo in cui ho sperato tanto che tu fossi destinata a me, ma così non è stato e oramai mi sono convinta che forse Qualcuno lassù ha pensato che magari non sarei stata in grado di proteggerti come avrei voluto, di spiegarti il perché degli abbandoni, delle cattiverie gratuite, non avrei saputo metterti in guardia dai mostri vestiti da persone comuni. Tutte cose più difficili da spiegare ad una figlia!
Chissà perché oggi ti ho pensata mentre mi chiedevo come saresti stata se fossi arrivata quaggiù da me: una bella bambina? Dolce o capricciosa, profonda o maledettamente leggera, comprensiva o ribelle?!
E che rapporto avremmo avuto noi due donne?
Inevitabilmente a tratti conflittuale, come accade tra mamme e adolescenti di tutto il mondo, soprattutto se tu fossi stata lontana dai miei canoni! Ma poi forse nel tempo avresti compreso i miei divieti, i miei timori, i freni a te imposti, i miei sguardi puntati di continuo sulla tua vita e saremmo quindi diventate complici.
Allora avresti iniziato a “rubarmi” vestiti e consigli, mi avresti osservata con occhi a volte più indulgenti, criticata ma anche condivisa e supportata.
Mi avresti di certo poi confidato le delusioni profonde subite per mano di ragazzi ed anche di amiche ed io avrei sofferto per te, ma ti avrei spinta ad andare avanti, a non aspettarti niente da nessuno, a riconoscere le persone false dietro ogni maschera e dietro le tante inutili “belle parole”, a puntare solo su te stessa e sui pochi affetti autentici, a guardarti sempre le spalle per il semplice fatto di essere donna, a diventare guerriera per difendere da ogni violenza il tuo cuore e cercare di salvarlo. Ti avrei poi costretta a riflettere sulle tue azioni, sui tuoi errori e a farlo attraverso gli errori degli altri, perché solo così avresti poi abbandonato il ruolo da “dura” ed appreso invece il senso della comprensione, del perdono, di una tua dimensione più umana ed accogliente.
Naturalmente tutto ciò non sarebbe bastato ad evitarti dolori e frustrazioni, a salvarti dalle biodiversità umane perché sai, purtroppo noi donne diventiamo facilmente bersagli di cattiverie, soprusi, invidie, da quando siamo poco più che bambine fino all’ultimo nostro respiro e persino per mano di altre donne.
Ma poi dimmi: tu mi avresti ascoltata se io nonostante tutto ti avessi spronata a non rendere al mittente il male ricevuto? Restituire le cattiverie subìte comporta solo uno stravolgimento della propria essenza, trasforma le vittime in mostri al pari dei carnefici, nulla più!
Sai quaggiù da noi è così, si cammina ora sulle pietre ora sulla sabbia morbida, si hanno giornate con un cielo terso ed altre fatte di temporali, si lotta, si sbaglia, c’è un tempo per seminare ed uno per raccogliere, forse, ma certo mai il contrario. Ma è così per tutti.
Eppure, tra inciampi e cadute un giorno avresti capito l’importanza dell’impegno costante, del riuscire a non perdere la propria strada, avresti imparato ad apprezzare i tuoi luoghi e la tua vita, sia pure fatta di rinunce e di perdite. E a scorgere nel magma dell’indifferenza le anime che brillano di umanità.
Ti saresti così ritrovata a ringraziare il tuo Dio per il bene a volte inspiegabilmente ricevuto, per l’amore che avresti saputo custodire nonostante le delusioni accumulate, per la bellezza di questo mondo, di questa folle vita che abbiamo il privilegio di cavalcare ogni giorno.
Beh, ma non è stato destino che tu fossi qui con me. Forse una femminuccia che non nasce è una donna che si salva.
Sono invece venuti a far parte della mia vita i tuoi “scampati” fratelli. Ed io sono contenta così.
E ne sono certa, li avresti amati tanto anche tu!
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