41 e sentirli tutti
(F.G.) - Ringrazio l’Amica Emilia Bersabea Cirillo - intellettuale di rara sensibilità - per aver acconsentito alla richiesta di ospitare su Irpinia Tv il “pezzo” già pubblicato sul suo sito “Fuori Misura”. È una riflessione-denuncia, a 41 anni dal terremoto, che condivido dal primo all’ultimo rigo, che rappresenta, insieme, un invito al risveglio delle troppe coscienze addormentate di questa nostra bella ma sventurata terra irpina. Grazie per tutto, Emilia.
– di Emilia Bersabea Cirillo –
Oggi avrei voluto ricordare diversamente i 41 anni dell’anniversario del 23 novembre 1980, data di un terremoto violentissimo che spezzò i già fragili destini di un’Irpinia e delle zone interne dell’Appennino del Sud. Avrei voluto aprire la finestra e trovare un cielo pulito, tanto per cominciare, aria respirabile, facciate di condomini decorose, aiuole curate. Avrei voluto sentire i rintocchi della Torre dell’orologio segnare il tempo e quello delle campane del Duomo rispondere in un dialogo proficuo, quasi a richiamarci sulla collina della Terra, a pregare per le vittime e a raccoglierci in silenzio. Girando lo sguardo intorno, avrei voluto vedere una quinta alla piazza, e non quel fosso di tombe longobarde ricoperte, i palazzi ricostruiti ed abitati, botteghe, movimento, vita, fiori ai balconi e persiane aperte. Scendendo poi in piazza Amendola mi sarei volentieri infilata nella Dogana restaurata, ( non so immaginarmela priva di quei ponteggi che la ingabbiano da trent’anni), diventata un giardino concluso, con uno spazio centrale dove poter far mostre e concerti e mi sarei trovata circondata da giovani, industriosi imprenditori che desiderano qui vivere , restare e lavorare per la loro terra. Andando in giro, dopo 41 anni, mi sarebbe piaciuto trovare una città funzionante e conclusa, ricostruita secondo una logica anche conservativa e non solo premiativa, una città viva, positiva, progettante, capoluogo pensante di un’Irpinia popolata ( basta emigrare! Anzi venite ad abitare da noi!) e modernamente, biologicamente agricola. Ecco oggi avrei voluto dire, sono passati 41 anni abbiamo sofferto, abbiamo pianto, ma abbiamo raccolto le pietre delle case e dei portali, quelle belle pietre scalpellate ad arte, le abbiamo riportate al loro posto, le abbiamo ricomposte, abbiamo visto la città ricostruita, l’Irpinia ricostruita e ci siamo rialzati. Vedete come siamo diventati? Operosi, ordinati, diligenti! Abbiamo una città che è uno specchio, una metropolitana leggera che ci collega in lungo e in largo, una ferrovia che ci porta in un clic a Napoli e Salerno, ospedali dove si entra malati e si esce sani e assistiti, scuole rimesse a nuovo, spazi per la gioventù, marciapiedi senza buche, mercati e mercatini, meravigliosi caffè, e poi Avellino ha una vera funzione, finalmente!, è la città del vino Fiano, del Greco e dell’Aglianico, dove non si vaneggia da ubriachi e si sognano archistar che piovono dal cielo, ma sobriamente si realizzano cose che vengono usate e mantenute aperte per garantire il buon governo della città. E voi che postate su Fb foto di 41 anni fa , macerie e bare, paesi in polvere, paesaggi con rovine , sappiate che tutto quello che è stato, è solo uno straziante ricordo !
Sappiate anche che non si possono aggiungere altre immagini e parole alla vergogna di questi 41 lunghi anni di speranze e sperpero, una lunga agonia di un passo avanti e due indietro per chi ha vissuto qui, credendo che qui fosse il suo posto e la sua casa, e che bisogna fare meglio, oltre che presto, perché il tempo della pazienza e della malinconia consolatoria è finito.
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