ATRIPALDA – RITROVARSI

Dal racconto di compaesani coetanei, si apprese dell’iniziativa di qualcuno di ricercare, per poter rivedere, dopo ben cinquant’anni, i propri compagni di scuola con i quali all’epoca della conseguita licenza liceale, durante i saluti si era anche assunto il giovanile impegno di non perdersi mai più di vista per l’avvenire.

Impresa ardua, se non irrealizzabile, che soltanto con la tenacia di quel promotore era poi stata coronata di (parziale) successo.

Ci fu così la fissazione di un incontro celebrativo di quel mezzo secolo decorso da attuare consumando insieme, al tavolo di un locale, la rituale pizza.

Nell’entusiasmo dell’atteso evento, non si erano però tenuti presenti gli inevitabili mutamenti provocati proprio dal decorso di tanto tempo.

Alcuni dei “convocati” non avevano potuto rispondere all’appello per essersene perdute le tracce, sul che si era anche manifestato il comprensibile timore di ulteriormente indagare.

Tutti i presenti portavano con sé i titoli o le qualifiche professionali nelle more conquistati, che ovviamente impedivano loro la spontaneità sbarazzina di un tempo.

E c’era altresì l’incertezza di potersi, ancora, dare del “tu” e non invece, ora, del “Lei”.

Buona parte dei convenuti si erano presentati (giustamente) accompagnati dal coniuge o compagno che sia, e che mostrava imbarazzo, almeno inizialmente, nel trovarsi a banchettare con sconosciuti.

Con nomi doverosamente immaginari, risultava vistosamente presente Lisa, che aveva pour sempre “occhi blu”, ma non più le “trecce” civettuole di allora, abilmente sostituite da differente pettinatura di capelli di mutato colore. Non nascondeva il suo consistente sovrappeso nel frattempo acquisito. Vantava (meritatamente) di aver figli ed anche nipoti, e quindi di essere addirittura nonna. Era stata la più bella delle “colleghe”, corteggiatissima, ma che ora suscitava soltanto simpatia.

Antonio, divenuto un serio ed affermato professionista, gradiva ora parlare soltanto del suo gratificante lavoro. Si era ingrassato ed era divenuto quasi calvo.

Giovanni, invece, dedicatosi agli affari che lo avevano fortemente arricchito, nel parlare a tavola, a volte sventolava, ed a volte nascondeva la sua “fortunona”.

Angelo, al contrario, perseguitato da cagionevole salute e da sorte non propizia, taceva, timidamente assaggiando solo un po’ della pizza.

Partecipava anche quello che era stato sempre l’invincibile “primo della classe”, all’epoca chiamato scherzosamente “secchione”, soprannome che però, ora, nessuno osava più indirizzargli.

E sia pur con un po’ dio ritardo, era sopraggiunta anche Anna, della quale tutti ricordavano i burrascosi amori che l’avevano caratterizzata in gioventù.

V’erano tante altre rispettabili signore e signori, nel cui aspetto attuale era però difficile riscoprire subito l’identità avuta nei banchi della classe di allora.

Si parlò, dapprima a stento e poi un po’ meglio (una volta “rottosi il ghiaccio”) di problemi familiari, di salute, timidamente di politica o d’altro, ma molto poco delle difficoltà scolastiche di mezzo secolo prima, evitando accuratamente le reminiscenze classiche che pure tutti possedevano, principalmente il Latino, il Greco, la Filosofia e quant’altro.

Ci si sforzò di essere allegri e gioviali, ma dopo poco si si accorse che era già giunto il momento di andar via e rientrare, essendo molti venuti anche da lontano pur di presenziare a quel “rito”.

Non mancò, tuttavia, la conclusiva promessa di mantenersi ancora in contatto…per l’avvenire, con altri incontri, promessa molto simile a quella fatta all’epoca della licenza liceale, quando però si avevano cinquant’anni in meno sul “groppone”.

Ma poi non ci sono state altre riunioni, almeno a tutt’oggi, essendo forse cessato quel tentativo di riavvolgere il tempo, tanto tempo.

Questa stessa narrazione sopravvive soltanto nel ricordo tra realtà e fantasia.

* * *

Scorrono i titoli di coda per ricordare che questa rubrica è giunta al termine.

Siamo stati insieme 18 settimane e ce lo ha consentito l’ospitalità dell’Editore di Itv on line e del Direttore Franco Genzale, che ha messo a disposizione anche il suo blog personale; a loro va la mia sincera gratitudine.

Un grazie di cuore va anche e soprattutto ai lettori che mi hanno seguito, in particolare agli Atripaldesi che hanno rivissuto momenti magici del “nostro Paese”, e mi hanno spronato a continuare.

Lo farò, perché ci sono ancora tanti bei ricordi e tante emozioni da vivere insieme.

A presto

I commenti sono chiusi.