LA RECENSIONE / “2050 – L’algoritmo della felicità”
Pochi giorni fa ho avuto il piacere di presentare un libro dal contenuto assai particolare, frutto per molti versi di un pensiero visionario, pubblicato in edizione digitale Kindle: 2050 L’ALGORITMO DELLA FELICITÀ. La firma è di Michele Criscuoli, noto avvocato irpino e mio fraterno amico.
Questo testo mi è apparso prima di tutto come la celebrazione di una grandiosa utopia niente affatto ingenua. Utopia intesa non nel senso banale e deteriore di miraggio evanescente, destinato a gratificare i poveri illusi di turno, ma come profonda aspirazione che evoca l’I HAVE A DREAM di Martin Luther King nell’inedita versione post-moderna della solidarietà digitale. Con questa espressione è da intendersi la possibilità che – a dispetto del rischio concreto del digital divide – la tecnologia avanzata si ponga non come l’ennesimo pretesto di discriminazione e scarto sociale, ma come strumento di globalizzazione ‘virtuosa’ del bene comune, per la condivisione delle opportunità di crescita sociale e morale della popolazione dell’intero pianeta. È l’estremo sogno della Filosofia civile che auspica l’avvento di un nuovo Umanesimo; l’ideale etico di una cittadinanza globale realizzata dall’uomo con l’ausilio della tecnologia digitale, intesa come mirabile amplificatore delle potenzialità umane – quasi un’immane protesi dalle innumerevoli quanto imprevedibili risorse – utilizzata per il benessere di tutti e di ciascuno, senza privilegi né prevaricazioni di sorta.
L’algoritmo, procedimento sistematico di calcolo numerico, era noto fin dal Medioevo come successione di operazioni da realizzare in sequenza per ottenere il risultato atteso; in pratica, come una ricetta da cucina da eseguire in maniera scrupolosamente sequenziale (es.: prima la farina sulla spianatoia e poi le uova. Non viceversa, per non compromettere gli esiti!). Nell’immaginario collettivo più attuale, l’algoritmo è un artificio aritmetico che si frappone sapientemente tra la mente e qualunque aspetto problematico della realtà che possa essere affrontato in termini matematici con l’ausilio delle tecnologie digitali. In maniera un po’ alternativa, ma non credo affatto forzata, mi pare di reperire un antenato illustre dell’algoritmo nella Sezione aurea, che nell’antichità era considerata il sigillo dell’armonia e quindi sinonimo di bellezza assoluta. La divina proporzione era nota certamente già nel 300 a.C., come attestano numerosi manufatti dell’epoca, e viene anche definita come la costante di Fidia, in omaggio al famoso scultore e architetto greco nelle cui opere è stata puntualmente rinvenuta. La bellezza nell’antichità è dunque indissolubilmente legata ad un rapporto matematico derivante da una proporzione riconducibile al numero irrazionale 1,618… che gli studiosi hanno rintracciato nelle dimensioni delle piramidi come dell’Arca dell’Alleanza cara al popolo ebraico, ma che è diffuso anche in natura: dai fiocchi di neve osservati al microscopio alla disposizione dei petali di una rosa. E gli esempi potrebbero continuare a dismisura.
Ma torniamo alla narrazione lucida e incalzante di questo romanzo, scritto nel contesto della pandemia da Covid 19 ed in piena ansia da distanziamento sociale. In esso si percepisce l’attesa di un lieto fine che esorcizzi l’insignificanza della tragedia in atto e la trasformi in una svolta morale che paradossalmente possa volgersi a vantaggio dell’intera umanità. Ed è proprio in questo passaggio essenziale del testo che si coglie l’assoluta originalità di un pensiero ulteriore, che trascende la sventura e identifica nella metafora dell’Algoritmo della Felicità la quintessenza della salvezza umana. Così, uno stupefacente viaggio nel futuro, compiuto dall’autore in compagnia di un giovane e geniale scienziato, vale a dimostrare una famosa frase di Nietzsche (1881) citata in apertura del testo: Il futuro influenza il presente quanto il passato. Ciò consente il passaggio dalla preistoria dell’intelligenza all’auspicato Rinascimento delle coscienze, che celebra i successi dell’Algoritmo nelle sue parole-chiave: Pace, Giustizia, Libertà, Verità.
Quello che resta oscuro (o per lo meno non è chiaro alla mia intelligenza) è quello che c’è dietro l’algoritmo! Confessa perplesso il protagonista-autore ad un suo illustre interlocutore. I risultati non si discutono, così come sono ineccepibili le soluzioni che da anni hanno permesso di sovvertire le vecchie regole dell’economia e della finanza che privilegiavano pochi in danno di molti e che creavano povertà, emarginazioni e bisogni insoddisfatti…Proprio i giovani (credo che lei lo condividerà) sono quelli che si sono totalmente integrati nelle nuove regole, meglio di noi vecchietti. Ma non so se questo è un bene.
In occasione di questo suo viaggio nel futuro, compiuto restando in poltrona e materializzando volta a volta la propria immagine nelle località prescelte, l’autore ha la possibilità di intervistare varie personalità, tra cui un personaggio politico, sull’evoluzione della situazione in Italia fino all’avvento dell’Algoritmo. Le riflessioni che il Criscuoli ne trae vertono in particolare sul comportamento delle sanguisughe della democrazia (situazioni malavitose, singoli furbetti, faccendieri non meglio identificati, funzionari corrotti, amministratori incapaci e/o collusi con poteri occulti, ecc…) così definite per il furto di cittadinanza da loro perpetrato ai danni della comunità attraverso privilegi, impunità e illeciti vantaggi fondati su loschi quanto inattaccabili sistemi di potere. Per rifondare la società mondiale è stato necessario far ricorso alla fantasia costituente (una reminiscenza della sessantottina Imagination au pouvoir?) che ha instaurato il trionfo dell’Algoritmo, consentendo la svolta definitiva del percorso virtuoso, dopo l’evento cruciale che ha determinato il doloroso dilagare della pandemia.
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