ATRIPALDA – C’ERA UN RAGAZZO…
Nei tempi della nostra vita studentesca, c’era un nostro amico atripaldese che si definì “Il ragazzo di Piazza Garibaldi” (a pochi passi dalla mia abitazione di allora).
Figlio d’arte ed autodidatta in campo musicale, si rivelò subito un’autentica forza della Natura, che guidava le sue magiche dita sulla tastiera del pianoforte cercando accordi e giri armonici perfetti, con uno stile personale, pieno di fascino.
Amava e faceva amare tutta la musica. Adorava ed interpretava, nelle sue esecuzioni, Particolarmente George Gershwin (nota 1) e la sua “Rapsodia in blu”, trascinandoti nel mondo immaginario di Broadway. Era sensibile e si invaghì, come accade anche sui banchi di scuola, di una coetanea bionda e graziosa come una stellina del cinema, a cui dedicò, una sua fresca composizione “… Rosy, questa mia prima canzone d’amore è per te… R…”.
Sognava il successo, che desiderava ardentemente raggiungere (come in verità avrebbe meritato). Aveva dinanzi a sé “altre vie ed altre città” per suonare. Mi parlava così della Rai ed ammirava Gorny Kramer. Un giorno, infatti, mi disse con emozione “vado in città, per affermarmi nel mio campo”, ma, sempre sognando Atripalda, aggiunse, “un giorno tornerò”.
E davvero, dopo tempo, ritornò al Paese e fu per noi, suoi amici, una festa riaverlo, anche per apprendere da lui le conquiste musicali eventualmente realizzate.
Ma presto comprendemmo che la sorte, ingiustamente, non gli era stata favorevole : in quelle strade importanti delle grandi città, “grigie come il fumo”, aveva sì “ saltato centanni in un solo giorno”, finendo però “in un mondo che sa tutto”, ma che spesso ti chiude sgarbatamente la porta in faccia.
Il suo talento e le sue belle composizioni ed esecuzioni di fine pianista non riuscirono a fargli ottenere il successo sperato. A volte “la salita è tanto dura” che nemmeno “uno su mille ce la fa”.
Iniziò una fase di sordo disorientamento, che l’affetto di noi amici non poté sanare.
Dopo ripetuti sforzi per riscattarsi, sopravvennero anche altri ostacoli, finché in un brutto giorno apprendemmo che quel “re” era prematuramente “sceso dal carrozzone” della vita, della quale la musica era stata la colonna sonora.
Non so se Atripalda ebbe sufficiente tempo per piangere, in questa continua corsa degli eventi, dove ognuno è preso a “rincorrere i suoi guai”!
Con il linguaggio delle canzoni abbiamo potuto tuttavia parlare ancora di quel prodigioso ragazzo di un tempo, che se ne è andato portando con sé tutti i suoi sogni.
Un dono al suo paese, però, egli aveva lasciato : un manipolo di suoi amici e sostenitori, da lui ispirati aveva intanto realizzato un prestigioso complesso musicale atripaldese, denominato come certi animali esotici molti più nobili dei pur notissimi “scarafaggi”.
Quel complesso miracolosamente sopravvive tuttora, come un astro che non può e non deve tramontare, perché ci regala ancora motivi, anche del tempo andato, che fanno rivivere passioni, emozioni e ricordi di bella musica.
(Nota 1) George Gershwin (Musiche per Broadway) : Rapsodia in blu (1924) – Un americano a Parigi (1928) – Porgy and Bess (1935).
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