La carica dei 102 irpini: tra i furbetti del reddito di cittadinanza anche camorristi e figli di imprenditori
Lo scandalo del reddito di cittadinanza ai non bisognosi. In Irpinia sono 102 le persone individuate ed accusate di truffa e falso ideologico. Tra i casi più eclatanti, oltre al 70enne di Chiusano che viaggia in Ferrari, l’attuale capo del Clan Cava, Bernardo, in regime di sorveglianza speciale, e il figlio di una imprenditrice vitivinicola di Castelfranci
Nella maxi operazione dei carabinieri di Napoli sono emerse tantissime figure, oltre 2000, che non avevano diritto ai soldi per una truffa ai danni dello stato di 5 milioni di euro. Una pagina imbarazzante per la Campania, ma anche per l’Irpinia dove i carabinieri hanno scovato e denunciato ben 102 percettori del reddito di cittadinanza che ricevevano i soldi dello Stato senza essere affatto indigenti.
Tra questi spicca Bernardo Cava, nipote del boss del clan omonimo attivo nel Vallo Di Lauro, considerato ad oggi reggente del clan, scarcerato nel dicembre 2019 dopo una lunga detenzione nel carcere di Nuoro per associazione a delinquere per associazione mafiosa, era in regime di sorveglianza speciale.
Per percepire indebitamente il reddito di cittadinanza ad un giovane di Castelfranci è bastata un’ autodichiarazione nella quale ha spiegato di non risiedere più nel nucleo familiare dei genitori e di non avere beni intestati, poi suo padre – un dipendente comunale anche egli indagato- ha effettuato il cambio di residenza. E così mentre continuava ad abitare con i genitori- la madre è proprietaria di un’azienda vinicola- riceveva il sussidio.
Con l’escamotage della residenza fittizia sono una decina i furbetti scoperti tra i comuni di Montella, Calabritto, Caposele e Torella dei Lombardi. Altri avevano trovato lavoro, ma non lo avevano dichiarato.
Un altro caso eclatante è quello di Chiusano San Domenico, dove un 70enne risultava indigente, ma guidava una Ferrari intestata al figlio, aveva terreni e beni immobili intestati alla famiglia e risultava residente in luogo diverso da quello in cui invece viveva con una funzionaria comunale completamente estranea ai fatti.
Ora benefici sospesi, gli indagati dopo l’iter giudiziario, se condannati dovranno restituire quanto percepito.
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