Sanità, ecco le Case di comunità. Apriranno i battenti nel 2026 e ce ne sarà una ogni 40 – 50 mila abitanti

Saranno aperte h24 e garantiranno all’assistito un ampio ventaglio di servizi, oltre che l’accesso ad attività diagnostiche primarie e all’assistenza di specialisti

Le chiameremo Case di comunità, luoghi fisici di prossimità e di facile individuazione dove il cittadino potrà accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale, potendo contare sulla presenza di specialisti come lo psicologo, il fisioterapista o l’assistente sociale, ma quando necessario anche il cardiologo o lo pneumologo. Strutture nelle quali, dunque, oltre alla classica visita medica verranno garantiti anche servizi diagnostici primari, servizi classici di prenotazione di visite e ricoveri, di attivazione dell’assistenza domestica o per l’accesso ai nuovi servizi di telemedicina.

Saranno in tutto 1.288, una ogni 40-50mila abitanti. Si tratta di una evoluzione dell’esperienza delle Case della salute, diffuse soprattutto in Toscana, Emilia e Veneto, e apriranno i battenti entro metà del 2026 sfruttando i due miliardi di euro assicurati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Le Case di comunità faranno da filtro sul territorio per evitare accessi impropri negli ospedali e per garantire risposte immediate al cittadino. Saranno, dunque, presidi prossimi e sempre accessibili, la leva attraverso cui si punta a ricostruire la sanità di territorio, quella che è drammaticamente mancata nella prima e più acuta fase della pandemia.

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