BEPPE E IL LUSSO DEL TEMPO
Lo definiscono il guru, la leggenda, uno dei massimi esperti, un punto di riferimento imprescindibile per le più prestigiose marche di orologi di lusso a livello internazionale. Beppe Ambrosini, origini pugliesi e milanese di adozione, da 45 anni è un imprenditore e un manager esperto di uno degli oggetti dei desiderio più ambiti al mondo: l’orologio da polso.
In Italia è stato a capo di prestigiosi brand come Piaget, Corum, IWC, con incarico di Direttore Generale. A settembre ha concluso la sua carriera come dirigente del Gruppo Richemont e tutt’ora è membro del board della fondazione Laureus Italia, che si occupa di bambini provenienti da contesti periferici difficili tra Milano, Roma e Napoli, e della quale IWC è global partner. Delegato per l’Italia della Fondazione Haute Horologerie, ha recentemente fondato la Ambrosini Consulting Srl, che offre consulenze di altissimo livello nel mondo degli orologi.
Beppe ha trasformato la sua passione in professione e ha saputo conquistarsi reputazione, prestigio e internazionalità anche grazie alle sue doti relazionali e comunicative. Brillante, preparato, profondo conoscitore dei mercati e osservatore attento dei trend, oggi mi racconta cosa è cambiato in questi ultimi anni e in particolare cosa si osserva nel mondo degli orologi di lusso in tempo di pandemia.
“Mentre fino a qualche anno fa la spinta era la passione pura per gli oggetti e per i loro meccanismi, oggi i collezionisti non sono più necessariamente amatori o intenditori, ma anche investitori. La pandemia ha enfatizzato questa tendenza, al punto che oggi si parla di vera e propria corsa all’acquisto di orologi prestigiosi che non vengono sempre goduti o indossati, ma anche conservati gelosamente in cassaforte. Si è passati dall’acquisto passionale a quello razionale, nell’ottica dell’investimento puro, sia per i brand iconici come Rolex, Audemars Piguet, Patek Philippe, sia per marchi indipendenti come ad esempio Richard Mille. Per alcuni modelli i prezzi sono quadruplicati con punte ragguardevoli nell’ambito delle aste internazionali. Un esempio su tutti è il PP Nautilus 5711, quadrante verde, che ad un’asta di Antiquorum è stato venduto a 416.000 euro, dal prezzo di listino di 30.400 euro e dalla base d’asta di 50.000. Cina, Stati Uniti, Hong Kong e Giappone sono i mercati trainanti, l’Italia è al decimo posto. Anche il mercato del vintage gode di salute, ci sono modelli come il Santos di Cartier (il primo orologio da polso realizzato nel 1904) che raggiunge quotazioni altissime ed è contesissimo tra gli investitori. Il mercato del vintage è particolare, bisogna essere certi di rivolgersi a venditori seri e certificati, le truffe e le manipolazioni sono sempre in agguato”.
Chiedo a Beppe come vede il futuro di questo settore e di questi oggetti che misurano il tempo. Un lusso nel lusso, gli orologi ci ricordano che il tempo è un privilegio che scorre inesorabile. Allo stesso tempo, ci aiutano a fermarlo negli attimi in cui, attraverso la loro bellezza, i loro dettagli, il loro fascino, ci fanno sognare l’infinito.
“Esclusività, tradizione, marchi storici. I grandi investitori aumenteranno sempre di più. Questi oggetti rappresentano l’eccellenza, l’unicità, l’orologio di lusso è destinato a consolidarsi come bene da investimento. C’è grande richiesta di maestri orologiai e grande attenzione alla trasmissione delle competenze nella manifattura di precisione. Ciò rappresenta un messaggio importante per i giovani e mi auguro che le scuole di formazione di questi artigiani maestri d’eccellenza proseguano nella loro mission con progetti ambiziosi e nell’ottica della valorizzazione del capitale umano, che sta sempre alla base del successo di una marca”.
Caro Beppe, grazie per il tuo contributo.
Continua a farci sognare tra il lusso senza tempo.
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