Quest’Irpinia politica di capi e capetti ma senza leader
“Signore si nasce ed io lo nacqui, modestamente!”.
In Irpinia c’è chi teorizza che basta imitare il Grande Totò, o parafrasarlo alla men peggio, per dire una cosa originale o quanto meno divertente. Se poi il riferimento è alla politica, allora si scade nel patetico.
Ecco, in Irpinia c’è chi teorizza – evidentemente in preda ai fumi dell’alcol, o all’incenso di generose prebende – che “leader politico si nasce”. Sicché via con la proposta del profilo di chi “lo nacque”: un esercizio fantasioso che ricorda alcuni versi della canzone Caravan Petrol magistralmente interpretata da un altro Grande Napoletano, Renato Carosone. Li ricordate quei versi? Ad un certo punto recitano così: “…Uè, si curiuso /mentre scave stu pertuso, /scurdatello, nun è cosa: / cà o petrolio nun ce sta…”.
Spiace deludere chi s’illude – o s’arrampica sugli specchi per illudere – ma l’amara verità è che l’Irpinia, oggi e già da qualche tempo, leader politici degni del nome non ne ha. Perché è pur vero che si nasce con particolari doti e inclinazioni – “I cromosomi sono una cosa seria”, diceva il compianto eclanese Saverio Russo – epperò il resto lo fa il vissuto. Insomma, leader politici in minima parte si nasce, ma per il resto si diventa.
Con sincero dispiacere dobbiamo prendere purtroppo atto, almeno da quanto ci è dato di osservare, che le culle irpine degli ultimi sessant’anni non ci hanno regalato concittadini dotati – diciamo così – di cromosomi politicamente promettenti. Va aggiunto, per dovere di cronaca, che i due-tre veri leader politici che questa provincia ha avuto nell’arco di tempo testé citato hanno vestito a perfezione i panni di Erode: pur di non far crescere un qualche potenziale, futuro competitor, hanno fatto strage di “neonati” solo che emettessero un afflato, nemmeno un vagito, dal suono politico.
Leader un po’ si nasce ma per la maggiora si diventa. E si diventa, sempreché la stoffa sia di qualità eccellente, imparando da chi è leader davvero, applicandosi con sacrificio, acculturandosi, stando in costante sintonia con la realtà, non montandosi la testa, studiando le cose prima di aprir bocca. Tuttavia, se c’è una “merce” che non si può comprare a nessun mercato, e che rappresenta la condizione imprescindibile per poter diventare leader, quella merce è il “carisma”. Un politico privo di carisma non potrà mai essere un leader, tutt’al più è un leaderino: un capetto, un capo, mai capo dei capi (non in senso mafioso, naturalmente).
Ora, cari lettori, fate mente locale e rispondetevi: notate in giro, oggi in Irpinia, un leader politico, ossia una personalità, d’un qualsiasi partito, veramente in grado di guidare questa provincia lungo la fase della transizione post-pandemica, che è decisamente ricca di grandi opportunità ma anche del rischio enorme che si perda il treno della ripresa e si resti attaccati al tram?
Con tutto il rispetto per i signori parlamentari e per i signori consiglieri regionali eletti in Irpinia, e per il personale di prima e seconda fila dei diversi partiti – dei quali ultimi è del resto difficile perfino ricordare i nomi, tanto poco incidono ed ancor meno rappresentano – è oggettivamente improbabile il miracolo che oggi per domani possa materializzarsi un leader. Non c’è, punto. E fa specie che si continuino a confondere i “raccoglitori di voti” con i “seminatori di politica”. Altro sono i “Mister Preferenze” anche da guinnes dei primati, altro i leader politici di cui questa provincia ha un maledetto bisogno e dei quali è altrettanto maledettamente carente, anzi “pezzente”.
Certo, adesso la domanda nasce spontanea ed è soprattutto doverosa: dove ci porta un’analisi tanto negativa se non dritto al disfattismo? Cosa si fa? La risposta è molto più semplice di quanto si pensi. Intanto alla disfatta certa si arriva se si continua a tenere gli occhi chiusi, a non voler vedere, a non dire come stanno realmente le cose. E se si conviene che in Irpinia, purtroppo, un leader non c’è, si fa ciò che l’esperienza impone si debba fare in tempo di carestie o comunque di emergenze (e l’Irpinia ha vissuto sia le prime che le altre): si mettono insieme tutte le energie che servono, nella consapevolezza che l’unione non partorisce leader ma fa la forza politica necessaria in tempo di magra.
Se mi chiedessero qual è il mio sentimento al riguardo, risponderei: “Non fiducioso!”. E tanto deriva dall’osservazione critica della realtà provinciale. Come si può sperare in uno scatto di orgoglio – che è civile, prima che politico, al cospetto delle grandi emergenze che abbiamo – se l’unico partito strutturato da queste parti, cioè il Pd, si avvia al congresso dopo un lungo tempo di commissariamento, non solo privo di leader, ma con i suoi vari capi e capetti gli uni contro gli altri armati fino ai denti e decisi a sopraffarsi per primeggiare sul niente?
Oggi il dramma della provincia è riassunto e plasticamente raffigurato sul Nulla Politico del Partito Democratico. E il dramma nel dramma è che oltre il Pd qui c’è il vuoto assoluto. Mica per punizione di Nostro Signore. Più semplicemente perché, se il Pd non ha leader, gli altri partiti e movimenti non hanno nemmeno capi e capetti, ma soltanto “apparizioni”. Siamo messi proprio male.
I commenti sono chiusi.