Laudato si’

F.G. Per l’importanza che riveste il tema, affidiamo volentieri l’Editoriale di oggi alla riflessione di Mirella Napodano.

– di Mirella Napodano –

Riscoprire l’immensa gratitudine che si sprigiona dalle parole del Cantico delle Creature è solo il primo gradino del percorso di custodia e salvaguardia del creato che dovremmo compiere. Ma senza quest’iniziale emozione – senza la meraviglia – non si va da nessuna parte. Aristotele considerava la meraviglia l’inizio della conoscenza; anzi, la condizione indispensabile perché questa potesse verificarsi.

Non ci crederete, ma tra i personaggi del presepe napoletano c’è un pastore-filosofo. E sapete chi è? Quello che i napoletani chiamano ‘o scantato; quello che sta con le braccia spalancate e la bocca aperta in un ‘Oooh’ di meraviglia. Non sta facendo niente, non è indaffarato a portare doni alla Sacra Famiglia, né tanto meno sorveglia il gregge, non sta neppure camminando: è solo immobilizzato e incantato per lo stupore. Se ancora non lo avete in dotazione nel vostro presepe, cercatelo per tempo a S. Gregorio Armeno e acquistatelo. È l’unico ad aver veramente capito quello che è accaduto nella notte di Natale e ne è rimasto annichilito.

Infatti, solo chi è capace di meraviglia è in grado di conoscere, di ricercare. Ed è bello pensare che, dopo il primo momento di sbigottimento, lo abbia fatto anche lui, andando a far parte della schiera dei tanti cercatori di perle negli abissi del creato, mentre noi più mediocremente pretendiamo di apprezzare le bellezze della natura stando comodamente sdraiati sul divano di casa a guardare i documentari televisivi. Le meraviglie del creato vanno contemplate invece nella realtà della natura: esperite, toccate, interiorizzate, rispecchiate nel nostro mondo identitario, direi quasi vagheggiate nell’incanto della loro bellezza. E che dire delle sorprese che ci riservano le persone con cui abbiamo il dono di venire a contatto nell’unicità irripetibile del loro essere con noi qui e ora…

Per questi motivi ad Avellino abbiamo deciso di dar vita ad una Comunità LAUDATO SI’. Siamo convinti che è dalla corale polifonia delle nostre voci, dal confronto dei diversi punti di vista attuato nel dialogo, che possono scaturire le possibili risposte agli incalzanti appelli etici ed ecologici che Papa Francesco ha disseminato in questa enciclica. Nessuna persona di buon senso può sperare di farcela da solo a riparare la casa comune del creato, oggi devastata dall’inquinamento e dalla colpevole incuria degli uomini, né tanto meno a riparare la Chiesa, come fu chiesto a Francesco.

È con questo spirito che abbiamo immaginato l’itinerario che ci accingiamo a percorrere in Diocesi per iniziativa della parrocchia di S. Ciro, in un momento così complicato per la comunità locale e per quella globale, con l’impegno del parroco Don Luciano Gubitosa e del vice-parroco Don Antonio Fucci e con la significativa presenza tra noi del nostro Vescovo, monsignor ARTURO AIELLO, che ringraziamo per la guida illuminante e il costante incoraggiamento. Insieme a loro abbiamo fatto un sogno: quello di cercare di rispondere alla chiamata di Papa Francesco che ci invita a rileggere – anche alla luce dei cambiamenti climatici e della drammatica pandemia in cui siamo immersi – l’enciclica LAUDATO SI’, a cinque anni dalla sua pubblicazione. Un’enciclica rivoluzionaria e profetica, scritta con l’ausilio di uomini di scienza e dedicata ad ogni uomo di buona volontà con un’accorata raccomandazione, dettagliata e arricchita tanto di particolari scientifici quanto di elementi dottrinali.

Come scrive Cristina Simonelli, presidente del Coordinamento teologhe Italiane, I mass media l’hanno chiamata l’enciclica green, ma in realtà mette al centro anche i temi dell’economia, denunciando lo scandalo del miliardo e mezzo di persone che vivono sotto la soglia della povertà, quella che Jorge Mario Bergoglio chiama da tempo ‘miseria globalizzata’. Papa Francesco riconosce infatti un legame inscindibile tra custodia del creato e promozione della giustizia: sono i poveri a subire le conseguenze più drammatiche dello sfruttamento insensato delle risorse del pianeta, della desertificazione, della scarsità e dell’avvelenamento delle acque, dell’espropriazione di terre coltivabili, dell’inquinamento atmosferico e dell’iniqua distribuzione delle materie prime.

Perciò, la Comunità Laudato si’ di Avellino assume l’ecologia integrale come nuovo e urgente processo di azioni e relazioni, per promuovere una cura della casa comune alternativa alle pratiche di sviluppo distruttivo del pianeta della globalizzazione economica e finanziaria del ventesimo e ventunesimo secolo. Abbiamo bisogno di una nuova solidarietà e fraternità universale, di un nuovo incontro tra umanisti e credenti, per studiare e diffondere l’amore civile e politico che si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore. Non dobbiamo soffermarci solo sui sintomi, ma studiare le cause più profonde della situazione attuale e l’intima relazione che intercorre fra i poveri e la fragilità del pianeta, nella convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso.

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