NASCERE E RINASCERE DA UN VOLO
In questi giorni una persona gentile, dotata di fine sensibilità, discutendo con me sull’abitudine dei miei genitori di indirizzarsi fitte lettere d’amore in gran parte riportate nel mio romanzo epistolare ‘MA L’AMORE NO’, ha definito questa consuetudine come ‘un’invisibile teleferica dell’amore’, una spola continua di sottili veli di carta che ha trasvolato innumerevoli volte le sponde del Mediterraneo. Un viaggio sempre nuovo di andata e ritorno dall’Africa settentrionale all’Italia senza il quale io non sarei venuta al mondo. Ci siamo divertiti molto per telefono a questo pensiero. A suo parere, questa mia origine per così dire ‘eterea’ avrebbe influito molto su quella certa leggerezza che a tratti caratterizza la mia scrittura.
Già, la leggerezza. E perché no? Trovarsi a sorvolare case, strade, alberi, paesaggi terrestri e marini dall’alto di un piccolo drone abitato dalla nostra fantasia che si sporge a guardare in giù: curiosa, instancabile, attenta, partecipe di quella preziosa porzione di universo di cui si riesce a scorgere l’orizzonte sempre più ampio. Non è certo la stessa cosa di volare su un aereo, da cui vedi al massimo il mondo da un oblò e inevitabilmente ti annoi un po’. Invece dal drone vedresti le cose a volo d’uccello, mentre l’aria ti accarezzerebbe il viso con la sua freschezza limpida e avvolgente. Oggi le tecnologie digitali offrono anche questa esperienza, insieme alla possibilità di compiere un viaggio a ritroso nel tempo, come è capitato a me giorni fa visitando il MIA, Museo Immersivo Archeologico di Avella.
Ho scoperto così che la recente inaugurazione del MIA costituisce un evento di portata storico-culturale nazionale, nell’ambito del piano di valorizzazione territoriale denominato Sistema Irpinia, sviluppato da Almaviva, società italiana leader nell’innovazione digitale. L’evento è stato candidato lo scorso 26 maggio come buona prassi amministrativa al premio “EPSA – European Public Sector Awards 2021” e al premio “P.A. Sostenibile e resiliente 2021”. Obiettivo della piattaforma Sistema Irpinia, nata su scala provinciale ma replicabile su base regionale e nazionale in quanto unica nel suo genere, è quello di rafforzare l’identità socio-economica, storico-artistica e patrimoniale dei territori avellinesi. E solo il Cielo sa quanto sarebbe necessario ed urgente realizzare questa finalità per incrementare il senso di appartenenza identitaria, oggi così carente specie nella popolazione giovanile, che tende sempre più a lasciare le nostre contrade per motivi di studio o di lavoro. Infatti l’infrastruttura digitale interattiva è in grado di promuovere il territorio attraverso la messa a sistema di tutti i centodiciotto comuni della Provincia, distribuiti su vari distretti abilitati ad interagire con la domanda turistica grazie ad altrettanti Infopoint. Una volta a regime, la piattaforma sarà arricchita anche da una struttura redazionale per diventare quanto più possibile sensibile alle esigenze turistico-culturali dei visitatori.
Le nove sale del museo si snodano lungo un percorso che culmina nella sala educational, in grado di offrire coinvolgenti esperienze di immersione nella storia che vanno dall’età del rame e del bronzo (2000 a.C.) alla colonizzazione greca, fino all’età romana e all’epoca moderna, passando attraverso il Medioevo. Postazioni educational dedicate al pubblico non vedente e ipovedente completano l’esperienza. Confesso che mi ha molto emozionato percorrere questo itinerario multimediale caratterizzato da proiezioni, suggestioni grafiche, quadri parlanti e postazioni di realtà virtuale per raccontare la storia della città famosa per la nux avellana, che le dà il nome insieme al capoluogo irpino. Vien da pensare che la tecnologia digitale non solo supporti in qualche modo lo studio della storia, ma ne sia al tempo stesso fattore di valorizzazione, in quanto mette in connessione simultanea fatti e personaggi analizzati da più angolazioni e differenti punti di vista. Si direbbe quasi un approccio multidisciplinare – come multidimensionale sono il metodo e il messaggio adottati – in quanto consente di mettere in relazione diverse discipline di studio come archeologia, geostoria, arte e antropologia culturale. Si tratta in una parola di tecniche immersive, coniugate con un’approfondita conoscenza degli aspetti antropologici del territorio, che offrono al pubblico la possibilità di immedesimarsi con i protagonisti degli eventi di epoche lontane, tematizzate con cura meticolosa nelle singole sale del museo. Un’immedesimazione che è anche un volo, una momentanea trasposizione al di là della realtà quotidiana, un viaggio nel tempo che dà la vertigine di un’altra dimensione che si sovrappone e di colpo si sostituisce all’hic et nunc di una giornata dedicata al turismo culturale.
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