La camorra in Irpinia non spara ma ricicla e si infiltra nella Pubblica amministrazione
Emerge dalla relazione relativa al secondo semestre del 2020 della Direzione investigativa antimafia. In Alta Irpinia è allarme per la penetrazione dei clan del foggiano
Si spara poco, la percezione generale è ancora quella di un territorio tutto sommato tranquillo, ecco perché è più facile da parte della camorra estendere i tentacoli. Due i settori permeati: quello economico attraverso riciclando il denaro sporco in attività apparentemente lecite e quello degli appalti pubblici infiltrandosi nella gestione degli enti locali. Così parla della provincia di Avellino la direzione investigativa antimafia nella relazione relativa al secondo semestre 2020. Nel capitolo dedicato all’Irpinia si ripercorrono le tappe giudiziarie principali: lo scioglimento dell’amministrazione di Pratola Serra, l’inchiesta “Aste ok” – di fatto una prosecuzione dell’operazione “Partenio 2.0”- i blitz contro lo spaccio e gli attentati intimidatori a suon di bombe carta e colpi di pistola nel serinese. L’altro elemento allarmante arriva dall’Alta Irpinia dove, secondo la Dia, “in una zona meno densamente popolata e decisamente poco esposta ai riflettori si è registrata una seria penetrazione da parte della criminalità pugliese in particolare della società Foggiana dei Sinesi-Francavilla che imponeva il pizzo alle ditte più grandi e in alcuni casi si era insinuata negli interventi per il movimento terra e gli scavi per la realizzazione dei parchi eolici”.
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