Fondazione cultura, blitz di Festa: “Non chiamatela partecipazione”

Il sindaco fa inserire all'ultimo, tra gli ordini del giorno del prossimo consiglio, lo statuto della fondazione di partecipazione, l'ente che gestirà le strutture culturali del capoluogo. Ma nessun consigliere ha avuto disposizione le carte. Iandolo insorge: "Di partecipazione non c'è nulla, anche la cultura in questa città sta diventando un affare privato"

Tu chiamala se vuoi partecipazione. Sempre più un mistero le politiche culturali del capoluogo. È il consigliere d’opposizione Francesco Iandolo a lanciare l’allarme attraverso un post su Facebook, in cui segnala il blitz dell’amministrazione Festa, decisa a portare lo statuto della fondazione di partecipazione in consiglio comunale questo lunedì, informando i consiglieri solo ieri durante la capigruppo.

“A nulla sono serviti gli appelli di cittadini, associazioni, artisti per riprendere il percorso virtuoso iniziato anni prima e che il Sindaco Festa ha smontato pezzo per pezzo – scrive Iandolo nel suo post – Senza conoscere il progetto culturale e degli spazi inclusi la città si prepara a subire un’altro carrozzone che di Partecipazione reale non ha niente”.

In effetti il sindaco Festa ha deciso di portare all’ultimo in aula lo statuto, senza che le carte siano mai state messe a conoscenza dei consiglieri (durante la commissione cultura furono portate addirittura carte sbagliate dai dirigenti, ndr), che ora dovrebbero votare un progetto a scatola chiusa. E non si tratta di una cosa di poco conto.

La fondazione di partecipazione infatti sarà chiamata a gestire le principali strutture culturali della città: teatro Gesualdo, Villa Amendola, ex Eliseo e Casino del Principe. Un nuovo ente che avrà controllo pubblico ma la partecipazione dei privati.

Nelle previsioni dello statuto c’è la volontà di assegnare le strutture alla fondazione fino al 2060; tra i nodi maggiormente contestati la posizione del sindaco, che sarà il presidente del Cda di cui nominerà i tre quinti. Non solo, anche il direttore generale dovrebbe venire scelto sempre dal sindaco su nomina fiduciaria. Usiamo il condizionale perché i dettagli dello statuto non sono stati resi pubblici a nessuno, e lunedì verranno invece votati in aula.

“Facciamoci sentire e fermiamo questo scempio! La cultura non è un’affare privato!”, conclude Iandolo su facebook

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