Ecco il nuovo piano per il lavoro: livelli essenziali delle prestazioni, dei servizi e della formazione per superare il divario Nord – Sud: ecco la rivoluzione dei centri per l’impiego
L’obiettivo è quello di mettere il disoccupato calabrese o campano nelle medesime condizioni di quello veneto o lombardo, per quel che riguarda il diritto agli aiuti, la riqualificazione professionale e l’assistenza nella ricerca di nuova occupazione
Uno standard comune e uniforme per tutto il territorio nazionale, con livelli essenziali delle prestazioni, dei servizi offerti e della formazione di base, definiti per legge e monitorati dallo Stato. Saranno queste le fondamenta della riforma delle politiche del lavoro a cui sta lavorando il governo Draghi, entro la quale ogni Regione andrà a definire la propria offerta di servizi personalizzati.
L’obiettivo è quello di mettere il disoccupato calabrese o campano nelle medesime condizioni di quello veneto o lombardo, per quel che riguarda il diritto agli aiuti, la riqualificazione professionale e l’assistenza nella ricerca di nuova occupazione. Un principio finora negato, con regioni nelle quali, soprattutto da Roma in giù, i centri per l’impiego funzionano malissimo, sprovvisti persino di collegamenti internet e di banche dati che incrociano domanda e offerta di lavoro, e regioni nelle quali, invece, i centri garantiscono risposte adeguate elle necessità dei territori.
Sul piatto cinque miliardi di euro per una riforma che dovrà trovare attuazione entro il 2025, in linea con i tempi del Pnrr. Attualmente in Italia si contano circa 550 centri per l’impiego, uno ogni centomila utenti, e l’obiettivo è quello di scendere ad una media di uno ogni 40mila utenti. Fondamentali gli investimenti su personale, con 11.600 nuovi operatori, e tecnologie, in una logica di collaborazione anche con le agenzie private. Decisiva la sfida delle banche dati, attraverso la definizione di una unica piattaforma nella quale i vari sistemi informativi dialogheranno in forma integrata.
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