IL DOMANI DI AVELLINO E “LA MANO DELLA MADONNA”

Tra fuochi pirotecnici (con picchi di polveri sottili annessi) e polemiche roventi di ambientalisti e consiglieri comunali di opposizione, nella babele ferragostana di Avellino l’unica cosa veramente seria – oserei dire perfino intelligentemente politica – l’ha detta il vescovo Arturo Aiello, seppure riferendosi ad un contesto meno laico delle miserie umane che si consumano nel municipio del capoluogo irpino. Monsignor Aiello ha detto: “L’augurio è che ci sia un domani per la città di Avellino. Dobbiamo farci portare per mano dalla Madonna”.

Confesso subito, a scanso di equivoci, che il sottoscritto – suo malgrado e nonostante rincorra la fede da tempo immemorabile – non è iscritto alla speciale categoria dello spirito individuabile sotto la voce “Credenti”. Tuttavia, per come si son messe le cose, mi sono convinto anch’io che se questa città non viene presa per mano da “Maria”, ovvero se non c’è il miracolo, molto difficilmente avrà un domani nel senso positivo auspicato dal vescovo.

Le cose si sono messe malissimo. Continuare a negarlo, come fa la ciurma di amici del sindaco, o far finta di niente, come purtroppo finge la coscienza cittadina avellinese, non potrà sortire altro effetto che allungare a dismisura i tempi della “notte” calata sul capoluogo. Spiace dirlo, ma la realtà quotidiana sempre più ci racconta che se per l’attuale capo dell’Amministrazione si è avverato “il sogno da bambino di fare il sindaco di Avellino”, per la città quel sogno rischia di diventare un incubo.

Le cose che non vanno sono sotto gli occhi di tutti, l’elenco sarebbe lungo e noioso. Di questi primi due anni di Festa sindaco ricorderemo i proclami senza successivi riscontri, le invettive livorose contro tutto e tutti, gli show deliranti nel centro cittadino in piena pandemia, il mercato bisettimanale negato, la figuraccia sul caso Fuksas, i fiumi di parole su tutto lo scibile umano senza esprimere un concetto, una visione, almeno una banale idea del futuro di questa città. E ricorderemo il suo infantile gioco a scaricabarile. ieri nei confronti dei giornalisti rosiconi, oggi contro i sindaci dei comuni limitrofi sulla vicenda, decisamente vergognosa, delle polveri sottili, i cui sforamenti fanno del capoluogo un comune ambientalmente fuorilegge.

Avevamo un po’ tutti sperato, invero, che le brutte figure collezionate su diversi versanti in questi due anni inducessero il sindaco ad un minimo di autocritica. Abbiamo perso la speranza quando non si è ravveduto nemmeno di fronte alla classifica degli indici di gradimento dei sindaci dei comuni capoluogo elaborata, non da giornali e giornalisti locali, ma dal “Sole 24Ore”: centesimo posto – definito dagli avellinesi, non dai marziani – su 105 posizioni. Una frana, un fallimento, il suo sogno da bambino che si trasforma in “incubo” per gli amministrati, ma chissenefrega: è la replica della parodia del Nerone Onnipotente, che suona e canta come peggio non si potrebbe, magistralmente interpretata da Petrolini, mentre il Popolo, il suo Popolo, applaude con ironia ogni nota stonata della lira, ogni afflato, alla fine anche soltanto i gesti.

C’è bisogno di un miracolo per sostenere l’auspicio del vescovo. Al punto in cui sono giunte le cose, c’è bisogno che la Madonna soccorra la città portandola per mano. Ha ragione Monsignor Aiello. Ma chi si candida ad aggrapparsi alla mano tesa di Maria? Questo sindaco? È molto improbabile: ci vuole umiltà per riconoscere i propri errori; ci vuole coraggio per chiedere scusa e ricominciare.

Può candidarsi l’opposizione a favorire il miracolo? È altrettanto improbabile: troppo livore, troppa voglia di rivincita, la mente troppo offuscata dall’odio, l’idea del bene comune smarrita, sacrificata sull’altare del bene personale. Anche qui, tra gli oppositori, ci vorrebbe umiltà e coraggio.

Avellino problema senza soluzione, dunque? L’ottimismo della volontà che soccombe al pessimismo della ragione? Forse Gramsci risponderebbe: “Ma no! Diamo a tutti una seconda chance!”. Potrebbe essere una via d’uscita. Ma insisto: ha ragione Monsignor Aiello, qui è indispensabile la mano di Maria.

P.S.: Per mestiere e solo per mestiere, nei giorni scorsi ho dovuto leggere – con profondo disgusto – la fantacronaca di una “love story proibita” ambientata nella cornice istituzionale del Comune capoluogo. Nessun riferimento a fatti specifici di pubblica utilità che ne potessero giustificare la motivazione. Solo fango sulle vite private degli amministratori. Maliziosi e maligni riferimenti a protagonisti della vita amministrativa. Illazioni (e non fatti) che, se pure avessero un fondamento di verità, apparterrebbero comunque alla sfera privata, dunque sacra e inviolabile, delle persone. Un maldestro tentativo di sovrapporre e miscelare funzione pubblica e gestione privata delle esistenze di ciascuno. Una pagina vergognosa del giornalismo irpino. Tanto più vergognosa perché materialmente cancellata sotto la minaccia di querela. A riprova di uno scoopismo da marciapiede che più che propiziare il Pulitzer della fantacronaca rosa – sezione “buco della serratura” –opportunamente rinvia al lettino di Freud.

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