ATRIPALDA – IL BOMBARDAMENTO DI AVELLINO
Lo storico Andrea Massaro, alla pagina del suo Almanacco della città, intitolata “14 settembre 1943. I bombardamenti”, così racconta :
“Il giorno 14 settembre rimane una data dolorosa nella lunga storia di Avellino.
A pochi giorni dalla firma dell’armistizio e, al momento dello sbarco di Salerno, la nostra città diventa un obiettivo di micidiali bombardamenti, inclusa nell’operazione “Avalanche”.
Fin dal 10 giugno 1940, giorno di entrata in guerra dell’Italia, gli Avellinesi avevano appreso delle operazioni belliche lette nei giornali. La scena di relativa tranquillità cambia dopo l’8 settembre.
La presenza delle truppe germaniche nel territorio induce gli alleati, prima di entrare in città, di bonificare il territorio con pesanti e ripetuti bombardamenti a tappeto, specialmente con la distruzione di obiettivi strategici, della viabilità che conduceva a Salerno come il Ponte delle Ferriere e l’altro, il ponte di Montesarchio che conduce a Benevento.
Il martedì 14 settembre, giorno di mercato, alle 10,55 uno stormo di 36 bombardieri quadrimotori lasciano cadere sulla città tonnellate di bombe, che, falliti gli obiettivi, vanno a colpire la città nei posti più affollati in concomitanza del mercato settimanale, Piazza della Libertà, il Corso Vittorio Emanuele, il Centro Storico, il Viale dei platani e altri punti della città, seminando morte e distruzione immane, con un numero elevato di morti.
Atti ufficiali parlano di tremila vittime, un patrimonio edilizio pubblico e privato e una città allo sbando furono il tragico tributo di sangue pagato dal capoluogo irpino ad una guerra insensata e priva di ogni ragionevole giustificazione.
Le conseguenze dei bombardamenti saranno gravi anche nel tessuto civile e sociale. Gravi atti di sciacallaggio furono perpetrati nelle abitazioni e nei negozi abbandonati. Con il precipitare degli eventi la città rimase senza una guida e indirizzo nei soccorsi….”.
Questa accorata rievocazione del bravissimo Andrea Massaro, appassionato storico di vita avellinese, ha avuto in me un giovanissimo e quasi inconsapevole testimone, che, tra gli eventi più grandi di noi, ha vissuto anche quello del 14 settembre 1943.
Dall’alto di una collina dei dintorni, sulla quale ero rifugiato, vidi e mi è rimasta in memoria la scena, come da film, del bombardamento operato dal “fuoco amico”, che, per stanare gli avversari ed accelerarne la fuga, scendeva in ripetute “picchiate” sulla sottostante città di Avellino, seminando la morte e la distruzione di quella sorella maggiore di Atripalda, di cui si rievoca ancora l tragedia.
Intanto, inconsapevolmente Atripalda aveva continuato a sopportare, anche nelle fosse ardeatine, ulteriore sacrificio dalla ferocia dei vinti.
Il provvidenziale “letargo” della piccola Atripalda quasi ci occultò lo straordinario accadimento dello sbarco in Normandia, che pur segnava l’epilogo di un mondo in fiamme.
Al momento, infatti, ce ne giunse una prima eco lontana, ma subito dopo si seppe di quella titanica impresa pagata col prezzo di tante migliaia di giovani vite, immolate su più fronti per una così sospirata e contesa liberazione.
La troppo giovane età ed il turbinio degli avvenimenti non mi consentivano di comprendere pienamente l’importanza di quei momenti tragicamente storici, che tuttavia mi provocavano particolare, dolorosa emozione.
Pensavo, infatti, al sacrificio di tanti valorosi soldati del nostro esercito che si era sgretolato; ne vedevo anche rientrare molti, spesso a piedi ed in ordine sparso, nel disorientamento di una guerra finalmente terminata.
Non capivo adeguatamente o forse mi rifiutavo di capire quella realtà, mentre nella mente mi si ripetevano, con insistenza, le note tristi di “Lilì Marlene” .
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