Ai figli del mondo. E ai miei
Se avessi una bacchetta magica capace di effetti speciali, io so bene per cosa vorrei utilizzarla, e cioè per i bambini, per i giovani, per tutti i figli del mondo insomma e, perché no, per i miei, per cancellare dai loro occhi ogni ombra, ogni paura, ogni motivo di insicurezza e di precarietà.
Perché i bambini e i giovani sono la parte migliore di noi tutti, quella in cui riponiamo le nostre speranze, ma anche la parte più delicata, da maneggiare quindi con cura. E per quanto nella vita di ognuno, anche nella loro, sia inevitabile e necessario passare attraverso le difficoltà e le tenebre per crescere e fortificarsi, ci sono frangenti ed esperienze che, se dipendesse da me, vorrei loro risparmiare.
Ma so bene che non c’è posto per nessun effetto speciale e che, a parte quanto noi adulti potremmo fare in più per loro, comunque le risposte capaci di acquietare le inquietudini sono spesso davanti e intorno a noi.
Perché noi siamo come gli alberi che a volte sono rigogliosi e a volte spogli; che non sempre danno frutti e che per farli spesso hanno bisogno di innesti. E i frutti non sempre sono dei migliori, eppure, anche quando non vengono, l’albero continua a vivere, cioè si ricarica prima di germogliare ancora.
E dunque anche noi come gli alberi dobbiamo imparare ad accettare le diverse fasi della vita, con l’alternarsi dei lunghi inverni e delle belle stagioni, del vigore e delle fragilità, quello del dolore e poi della rinascita con esperienze nuove ed inattese.
Insomma forse la vita, così com’è, è già piena di magia con la sua capacità di venirci in supporto, a volte, proprio quando ne abbiamo più bisogno.
C’è magia ogni volta che un bimbo viene alla luce, nei ciuffi di ginestre che spuntano sulle colline brulle, nell’ondeggiare delle chiome resistenti alle tempeste di vento, nella forza del silenzio.
C’è magia nell’accoglienza che qualcuno sa riservarci nel suo cuore, nell’alchimia dell’amicizia, di un sorriso inatteso, nell’amore che riusciamo a provare e in quello che a volte riceviamo, in una mano improvvisamente tesa, nella casualità di ciò che ci accade.
E sì, è vero, questo tipo di magia non è certamente sinonimo di felicità e naturalmente non ha il potere di cancellare problemi e dubbi esistenziali. Ma è una lente speciale che prevale sulla parte oscura del mondo e che insegna ad aspettare i momenti migliori che sempre ci aspettano da qualche parte. Significa imparare a restare umani, ad accettare i propri limiti, a sperare e ad amare, al di là di tutto, a non far vincere il dolore.
Riuscire a scorgere in ogni circostanza l’altra faccia della vita, quella più amabile che affianca le difficoltà quotidiane, significa forse entrare in perfetta sintonia con tutto ciò che ci circonda e diventarne parte integrante.
Non serve perseguire la perfezione, può più la tenerezza, non serve l’aggressività, meglio la determinazione, non la rabbia ma l’equilibrio .
Fanno parte della vita anche gli insuccessi e i propri limiti; ma ciò che conta è imparare ad osservare quanto accade con occhi e cuore , per emozionarsi, crescere, credere fortemente, ricostruire certezze, sorridere.
Se poi si indovina anche l’innesto giusto… beh, allora si è anche fortunati!
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