Landolfi: secondo l’atto aziendale l’ospedale sarà potenziato
Il caso Landolfi di Solofra. Le prime indiscrezioni sull’atto aziendale confermano il potenziamento strutturale e strategico dell’ospedale destinato a diventare polo di eccellenza per nuove specialità. L’unità di Primo Soccorso a garanzia dell’emergenza
E’ vero che il pronto soccorso dell’ospedale Landolfi accoglieva, prima del periodo Covid, circa 20mila utenti l’anno, numero giudicato elevato anche dalla direzione strategica del Moscati, ma nell’87% dei casi si trattava di codici bianchi o verdi; inoltre il monitoraggio degli accessi portato avanti durante l’emergenza Covid ha rilevato che, nonostante il reparto d’emergenza di Solofra sia rimasto chiuso, non vi è stato nessun aumento compensativo al pronto soccorso di Avellino.
Dati, grafici e tabelle alla mano, è il manager degli ospedali riuniti Moscati-Landolfi Renato Pizzuti a chiarire perchè presso il nosocomio della città della concia possa bastare un punto di primo soccorso, e non un intero reparto d’emergenza e lo ha messo nero su bianco nelle 70 pagine del nuovo atto aziendale inviato ai sindaci interessati.
Il punto di partenza del ragionamento è la posizione favorevole dell’ospedale di Solofra, che dista 15 chilometri, 18 minuti in auto, dal Moscati di Avellino, e altrettanti 15 chilometri, 13 minuti di percorrenza, dal presidio Fucito di Mercato San Severino, strutture entrambe dotate di pronto soccorso.
Mantenere un reparto d’emergenza anche a Solofra sarebbe dispendioso ed inutile alla luce dei dati anche poichè, come spiegato nell’atto aziendale, vi è una generale criticità in tutta la regione di reclutare medici chirurghi d’accettazione e d’urgenza, tale da rendere estremamente complessa la gestione del pronto soccorso, come è avvenuto nel passato a Solofra. Meglio dunque, il ragionamento a contrada Amoretta, ottimizzare le risorse a disposizione.
Sbagliato è poi il concetto che sta passando sul fatto che l’ospedale sarà privo di un punto di prima emergenza: il pronto soccorso non viene soppresso, ma dimensionato a punto di primo soccorso. “La funzione della risposta all’emergenza-urgenza viene considerata di primaria importanza”, spiega infatti Pizzuti nell’atto aziendale, “e verrà garantita potenziando il servizio di trasporto secondario e potendo far riferimento alla presenza, che verrà assicurata, di una funzione di medicina e di chirurgia, oltre a 4 posti di terapia intensiva”: questo permetterà di trattare e risolvere i casi meno gravi; mentre la terapia intensiva permetterà di stabilizzare i casi ad alta complessità consentendo poi il trasferimento in totale sicurezza presso il pronto soccorso più vicino.
Mantenere il reparto d’emergenza con gli stessi standard precedenti invece avrebbe la necessità di confermare i reparti di ortopedia, medicina, chirugia generale, ostetricia e ginecologia e pediatria; doppioni dei reparti del Moscati di Avellino in cui si andrebbero a disperdere risorse umane, impedendo tra l’altro l’attivazione delle nuove specializzazioni che garantirebbero al Landolfi di diventare un punto di riferimento regionale nel campo della riabilitazione, della fertilità e della medicina del lavoro, tutti reparti che si vogliono realizzare attraverso la rimodulazione del nuovo piano, e che potenzierebbero, aumentandola, l’offerta totale degli ospedali riuniti Moscati-Landolfi. Per questo la regione ha previsto un investimento di oltre dieci milioni di euro, con gli interventi pronti a partire, come assicurato dal governatore De Luca.
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