Pronto Soccorso di Solofra e dintorni: stanotte ho fatto un sogno…
Stanotte ho fatto un sogno. Ho sognato che mi ero messo ad origliare davanti alla stanza dell’ufficio presidenziale di De Luca a Palazzo Santa Lucia.
Dal buco della serratura ho potuto notare che aveva tre ospiti, seduti su un ampio divano, di fronte a lui, e riconoscibili nonostante le mascherine rigorosamente imposte dal governatore. Uno aveva i capelli lunghi, più del normale per un maschio, e accuratamente mossi: l’inconfondibile consigliere regionale Enzo Alaia. Al suo fianco – capelli assai folti, una volta neri corvino, fronte piuttosto bassa – sedeva Maurizio Petracca, altro consigliere regionale irpino. All’estremo del divano, quasi volesse scansarsi dagli altri due ospiti, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera “Moscati”, Renato Pizzuti. L’ho riconosciuto dal tremolio palpebrale notato durante un’intervista televisiva che avevo raccolto tempo fa.
Il primo a parlare, invero poco quanto niente, è stato Alaia: “Presidente, cosa dobbiamo fare?”. Il secondo, identica e laconica domanda, Petracca. Quindi Pizzuti. Nessun interrogativo da quest’ultimo; piuttosto un esclamativo, del tipo ricorrente nella vita militare: “Comandi, Signor Presidente!”.
A questo punto ho avvicinato ancor di più l’orecchio alla porta, anzi al buco della serratura, per non perdermi nemmeno gli afflati di ciò che avrebbe detto lui, il Presidente, con quel tono così grave della voce da rinviare a “Michel de Nostradame” mentre annuncia la fine del mondo o roba di quelle parti lì.
E allora, udite… udite cosa ho udito: “Dai miei frequenti giri in provincia di Avellino – prima, durante e dopo le elezioni – mi sono convinto che nel versante irpino della Valle dell’Irno, da Montoro a Solofra e in lungo e in largo fino a Serino, c’è una razza di persone che va punita, disintegrata, cancellata dalla faccia della terra, a cominciare da quel sindaco – come si chiama? – che se fosse vissuto nell’Antica Roma, magari travestito da Senatore, il mio amico Cicerone non avrebbe esitato a dagli dell’Imbaculus. Dall’alto dei miei poteri assoluti, io ho deciso che devo punire questa razza. Qui non basta il lanciafiamme, ci vuole una punizione esemplare, un contrappasso a cui nemmeno il mio amico Dante avrebbe saputo pensare. A questi barbari, rozzi, incivili, sporchi e neri devo togliere la cosa più preziosa che hanno: l’Ospedale Landolfi. Prima il Pronto Soccorso, poi pezzo per pezzo tutto l’ospedale. Voi tre siete d’accordo con me, o devo trovarmi altri moschettieri e voi avete finito di campare?”. Risposta corale: “Ma quando mai, Signor Presidente! Comandi, Signor Presidente! Agli ordini ora e sempre, Signor Presidente! Servi vostri! ‘A faccia nosta sotto i pieri vuost’, Signor Presidente!”. Insomma, un Complotto ordito dal Padrone della Campania, complici i suoi Servi Sciocchi che più Sciocchi non si può.
È stato a questo punto, la notte scorsa, che mi sono svegliato. Non ero a Palazzo Santa Lucia ad origliare, ma nel mio letto. Non guardavo da un buco di serratura, ma avevo lo sguardo fisso sugli appunti che avevo annotato negli ultimi venti giorni dalle cronache scritte e parlate sulla vicenda dell’ospedale di Solofra. Ho realizzato in quel momento che il sogno era il risultato di fakenews, faziosità, assurdità, irragionevolezze che avevo letto: cose dette e ripetute come un mantra da qualche sindaco “fatto a qualcosa”, naturalmente per inconfessabili obiettivi; da qualche consigliere regionale con seri problemi di apprendimento o, in alternativa, in malafede; da qualche comparsa di quinta fila smaniosa di vivere un giorno da leone protagonista dopo anni di anonimato nel gregge.
Insomma era stato un incubo, più che un sogno: come quelli che ti rovinano la nottata quando la sera prima hai mangiato e bevuto a sbafo. Io non bevo mai e ieri sera, come sempre, mi sono mantenuto leggerissimo, anche per evitare “insulti” alla mia gastrite cronica.
Ho ripassato mentalmente l’essenza delle cose lette e ascoltate in quest’ultimo mese sul “Landolfi” e sono nate queste tre domande dichiaratamente retoriche.
La prima. Il Moscati di Avellino e il Landolfi di Solofra non sono più, come una volta, due strutture sanitarie distinte e separate. Sono “Ospedali Riuniti” per decreto della Regione. Quale interesse potrebbero mai avere il presidente della Campania De Luca e il direttore generale del Moscati a “smantellare” (è questo il verbo-slogan usato dai facinorosi) il Landolfi? I complotti si organizzano e si consumano per distruggere qualcuno o qualcosa. Nella fattispecie si dovrebbe trattare di un complotto per distruggere l’ospedale di Solofra.
Sicché da qui la seconda domanda. Posto che la Regione investe dieci milioni per potenziare il Landolfi, e “potenziare” è l’esatto opposto di smantellare, sono folli il presidente De Luca e il direttore generale Pizzuti che smantellano mentre potenziano, oppure sono fuori dalla grazia di Dio qualche sindaco “Imbaculus” e qualche demagogo che non sforza almeno un po’ il pensiero prima di darlo in pasto alla propria bocca e da questa al “popolo”?
La terza domanda. La pietra miliare sulla quale sarebbe stato costruito il complotto è la sostituzione del Pronto Soccorso con il Punto di Primo Intervento. Non bisogna essere scienziati di politica sanitaria per comprendere che il Pronto Soccorso non è una banale espressione di due parole, ma una struttura “molto” complessa che per garantire assistenza adeguata e sicura deve essere sostenuta da funzioni e reparti specialistici che, nella fattispecie, andrebbero a configurare doppioni insostenibili, per costi e funzioni, dell’ospedale capofila Moscati. Il quale, dettaglio rilevantissimo, dista soltanto dieci minuti d’auto da Solofra. La domanda, ancora stavolta retorica: è più ragionevole rilanciare il decadente Landolfi facendone un polo di eccellenza regionale per specialità che non esistono al Moscati e in tutta la provincia, né nelle provincie limitrofe, oppure far sopravvivere per un annetto massimo due la struttura di Solofra conservandone funzioni fotocopie sbiadite del vicinissimo Moscati?
Di certo c’è che nella strategia del Piano Regionale per gli “Ospedali Riuniti Moscati-Landolfi” compaiono tre obiettivi che De Luca ha peraltro spiegato con estrema chiarezza: 1) Consolidare l’eccellenza Moscati, che è l’ospedale del capoluogo e di tutta l’Irpinia, 2) Potenziare il Landolfi anche per accrescere l’offerta di specialità della sanità irpina; 3) Evitare deragliamenti dagli standard prescritti dal governo centrale che potrebbero comportare il rischio di nuovi commissariamenti con tutto ciò che ne può conseguire.
Per concludere, il fatto del giorno. Oggi, giovedì 24 giugno, ci sarà una mobilitazione di protesta contro le scelte della Regione sul caso Landolfi. Tutte le manifestazioni del pensiero sono legittime e sacrosante, e a Solofra ci sarà sicuramente larga partecipazione organizzata. L’esito auspicabile è il giusto equilibrio tra forza emozionale e forza della ragione. La ragione per cogliere la soluzione più utile e sostenibile per l’intera comunità irpina, al netto di campanilismi dannosi perfino per i territori che se ne fanno promotori. La ragione per bloccare sul nascere ogni eventuale tentativo di speculazione politica: anche in questa vicenda – purtroppo e ahinoi! – i segnali non sono mancati. E perfino di pessimo gusto.
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