Il “bene” e “il male” dei ragazzi irpini
I ragazzi e l’Irpinia. Niente analisi, soltanto una breve riflessione.
Le cronache della scorsa settimana hanno restituito due messaggi per immagini diametralmente opposti.
Il primo. Ad Ariano Irpino due gang di ragazzi in rissa, in tutto una ventina, per lo più maggiorenni. Qualcuno ha filmato le sequenze di rincorse, schiaffi, pugni e calci. Il video è finito sui social ed è subito diventato virale. Vi risparmio i commenti.
Niente di scandaloso nella rissa in sé. Alzi la mano un adolescente di oggi o di ieri – non rigorosamente “cocco di mamma” (o dormiente all’impiedi) – che non abbia partecipato almeno una volta alle bravate di gruppo. Nell’antologia della mia primissima giovinezza – confesso – ci sono episodi inenarrabili: dire che all’epoca fossi soltanto un “discolo” sarebbe un’auto-assoluzione troppo generosa.
Di quelle immagini, piuttosto, mi ha colpito la disinvoltura con cui ci si picchia “senza mascherina” con il Virus ancora in giro. Chiaro: schiaffi e pugni le fanno volare le mascherine. Ma è per dire che una banale lite ti fa dimenticare la difesa provvisoria più efficace contro il rischio d’infettarsi. Scala di valori? Ma no! Credo soltanto superficialità. Il sindaco di Ariano ha trovato saggio invitare i genitori di quei ragazzi ad esercitare sui figli controlli più rigorosi. Ed ha fatto bene.
Epperò è la scala istituzionale delle priorità che non mi convince: si guarda alla rissa ma non a ciò che ci può essere dietro. Non riguarda soltanto Ariano, è così un po’ ovunque. Ad Ariano, ad esempio, ci sono voluti i rappresentanti della Confcommercio per scoprire – e dire pubblicamente – che dietro l’eccitazione di quei giovani si può rinvenire altro: droghe leggere ed alcol. E che, scavando più a fondo, non sarebbe difficile verificare che il fenomeno dell’uso e abuso soprattutto di alcol è diffuso tra i minorenni, almeno dai 12 anni in su, molto più di quanto si possa immaginare.
In teoria, la Confcommercio avrebbe tutto l’interesse a coprire la realtà. Meno controlli, stavolta non solo da parte dei genitori, più vendite di alcol, più incassi, più profitto. Fa specie, invece, che chi avrebbe interesse a tacere parla, e lo fa a voce alta e mettendoci la faccia; mentre chi dovrebbe parlare tace o straparla d’altro. I sindaci, ad esempio. Fatemi il nome di un sindaco della provincia irpina, uno solo, che abbia assunto uno straccio d’iniziativa finalizzata a tenere gli adolescenti lontani dall’alcol: la vera “bestia nera” dei nostri ragazzi, perfino più bestia e più nera delle droghe leggere, secondo gli esperti.
Ci sono primi cittadini, nella provincia irpina, che un giorno sì e l’altro pure si ergono a paladini delle loro comunità. Ne parlano esaltandosi al punto tale da apparire essi stessi “fatti” di alcol o di droga. Sono gli stessi primi cittadini che in concreto non muovono un dito per “sanare” la condizione della realtà in cui gli adolescenti vivono, nemmeno l’ordine ai vigili urbani di apire gli occhi su cosa accade nella città dei ragazzi. Tant’è, come nel caso di Ariano, che poi dev’essere la Confcommercio ad invocare maggiori e più severi controlli sulle vendite dell’alcol a minorenni, schierandosi così perfino contro gli interessi della categoria che rappresenta.
Il messaggio opposto restituito la scorsa settimana dalle cronache locali è nelle immagini delle file interminabili di ragazzi che spontaneamente si sono recati ai centri vaccinali in occasione degli Open Day anti-Covid organizzati dall’Asl. Intervistati dai giornalisti, i nostri adolescenti, a cominciare proprio dai minorenni, hanno detto di volersi vaccinare per salvaguardare i loro familiari adulti – nonni e genitori innanzitutto – dal rischio infezione; e per dare il loro contributo affinché si possa uscire al più presto dall’incubo della pandemia.
Sono immagini che raccontano la “natura buona” di questi ragazzi, il loro senso di responsabilità, il rispetto della vita e del prossimo. Sono il “Bene”, questi ragazzi, che noi “adulti” delle famiglie e delle istituzioni dovremmo imparare a meglio comprendere, apprezzare, incoraggiare. Purtroppo non accade. Verso i nostri ragazzi nutriamo pregiudizi. Anzi peggio: indifferenza. Ecco cos’è il “Male”.
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