Il “Moscati”, il “Landolfi” e gli ultimi Giapponesi
I sindaci devono difendere i propri territori. È giusto ed è il loro mestiere: guai se non si comportassero così. Sbagliano ed ottengono risultati opposti a quelli desiderati, tuttavia, quando insistono in logiche campanilistiche che solo apparentemente tornano utili alle comunità locali. Se poi si tratta di temi molto sensibili – la Salute ad esempio – oltre a fallire l’obiettivo, gli amministratori locali si rendono anche moralmente responsabili della scarsa qualità dell’assistenza sanitaria offerta ai propri cittadini dai diversi livelli istituzionali competenti.
Un caso irpino lampante è quello dei cosiddetti “Ospedali Riuniti Moscati-Landolfi” di Avellino e Solofra. Mentre l’attuale sindaco di Avellino sull’argomento beatamente tace, quello di Solofra da tempo fa “ammuina”, convinto com’è – in assoluta buona fede – di star conducendo la battaglia giusta per la sua comunità. Non me ne voglia il primo cittadino Michele Vignola, persona peraltro simpaticissima, ma il suo appassionato, imperturbabile “combattimento” ricorda l’epica (ed inutile) permanenza armata nella giungla del soldato Hiroo Onoda, il leggendario “ultimo giapponese” al quale – poverino! – nessuno s’era premurato di riferire che il suo Paese si era arreso e la guerra era finita.
Dalle nostre parti, la guerra l’ha fatta finire il Covid. Quindici mesi (fino ad ora) di emergenza hanno messo a nudo non poche fragilità del sistema sanitario italiano: il quale, oltre tutto, viene ritenuto tra i migliori in Europa, sicché figurarsi come sono messi male altrove. Per non farla lunga, oltre alla debolezza strutturale dell’assistenza medica sul territorio, causa prima del sovraffollamento degli ospedali, sarà necessario mettere urgentemente mano anche ad alcune falle rivelatesi nella rete ospedaliera, e ciò dovrà avvenire ottimizzando, insieme, logistica (a partire da una diversa organizzazione del personale medico e infermieristico) e uso oculato delle risorse finanziarie (che non sono infinite). Al riguardo, si rinvia ad un’attenta lettura del programma da sette miliardi, da spendere in cinque anni, che il governo italiano ha inserito nel proprio Piano di Ripresa e Resilienza per accedere al Recovery Fund.
Qui ci si limita a sottolineare che per alcuni aspetti il nostro sistema sanitario sarà rivoluzionato. E poiché l’Irpinia non sta su Marte, questa provincia dovrà adeguarsi ai mutamenti necessari, vogliano o meno i sindaci – ed anche qualche consigliere regionale – che continuano a fare “ammuina” giusto per dimostrare che tutto sommato esistono.
Oltre ad essere già da sé una necessità scontata, la rimodulazione degli Ospedali Riuniti Moscati-Landolfi, deliberata dalla Regione, in qualche misura anticipa l’attuazione delle linee contenute nel Piano di revisione del nostro sistema sanitario per la parte che riguarda la rete ospedaliera, ovvero l’ottimizzazione di specialità e risorse umane e finanziarie. Dovranno nascere in numero proporzionato alle popolazioni dei bacini di utenza “Case della Comunità” e “Ospedali di Comunità” per alleggerire la pressione sui nosocomi principali: figurarsi, dunque, se potranno essere mai più concepibili doppioni di strutture ospedaliere che distano tra loro una manciata di minuti d’auto, come accade oggi con il Moscati-Landolfi.
In questo senso, appare utilissima, lungimirante e coraggiosa la scelta della giunta regionale di dare un diverso assetto ai suddetti Ospedali Riuniti per ottenere essenzialmente due obiettivi di sicura rilevanza strategica: potenziare il Moscati, che è l’ospedale del capoluogo ma di fatto dell’intera provincia, e qualificare finalmente il Landolfi di Solofra, che fino ad ora non è stato né carne né pesce.
In estrema sintesi, il Landolfi perderà il Pronto Soccorso (struttura complessa doppione di quella più sicura e meglio attrezzata del Moscati, 10 minuti d’auto) ed avrà al suo posto un “punto di primo intervento”. Per la sua riqualificazione, che è l’aspetto veramente importante, nasceranno il Centro Fertilità, la Riabilitazione e la Medicina del Lavoro: tre specialità assolutamente carenti in Campania, quindi ad alta valenza attrattiva.
Il potenziamento del Moscati, al di là della riorganizzazione dei reparti strategici con l’apporto delle risorse professionali provenienti dal Landolfi, vedrà invece l’attivazione della Chirurgia Toracica e della Radioterapia Metabolica (due alte specialità ad integrazione e completamento dell’eccellenza Oncologia: fine delle migrazioni fuori provincia e assai spesso fuori regione).
Ecco, se il consigliere regionale Vincenzo Ciampi (ma non solo lui, in verità) e il sindaco di Solofra approfondissero un poco in più la materia con scienza e coscienza, forse potrebbero convenire che la riconversione del Landolfi e il potenziamento del Moscati sono una necessità (e utilità), oltre ogni ragionevole dubbio, sia per Solofra che per il capoluogo e l’intera provincia. Se ne sarebbe reso conto anche la buonanima di Hiroo Onoda. C’è da sperare che lo facciano anche loro: le polemiche fuori luogo, come le chiacchiere, stanno a zero. E qui si tratta di salute, non di congressini Pd.
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