Un privilegio
La natura, o forse una divinità o la Divinità per eccellenza, ci ha regalato il privilegio di non conoscere anticipatamente il nostro futuro. Meglio è non sapere che cosa ci sia mai “dietro l’angolo” e così festeggiare anche senza un vero motivo, il passare del tempo, quasi a voler scacciare quel cattivo pensiero che, tuttavia, ci portiamo da sempre sul “groppone”, fingendo di ignorarlo.
È solo così si spiega la pazzia di ciò che facciamo alla fine dell’anno, per compiacerci che esso è finalmente passato e poterlo quindi ripudiare come roba vecchia da gettar via.
Infatti, in questa ricorrenza si brinda, ci si scambiano auguri con baci ed abbracci, con una strana soddisfazione di avere invece “consumato” un altro pezzo della propria già breve esistenza.
Meglio gioire immediatamente, senza neppure saperne il perché; meglio non dover pensare a ciò che verrà e non voler conoscere in anticipo ciò che ci attende interrogando magari l’oracolo o sentirsi rispondere, col doppio senso, “Ibis, redibis non morieris in bello”.
Meglio la propria umana incognita del futuro, inneggiando con gli amici alla giovinezza che è sempre bella, anche se “si fugge tuttavia”, e consigliando, a chi lo voglia, di esser lieto, visto che del “domani non v’è certezza”!
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