La bellezza dell’anima

Milano in questi giorni è atlantica: sole schietto, vento deciso, cielo azzurro intenso e nuvolette basse a forma di cotone, come nei quadri di Magritte. Ci stiamo riprendendo a poco a poco i nostri spazi, i nostri tempi, i luoghi, gli incontri e iniziamo a trasformare i ricordi in nuove azioni. Il giallo è diventato il colore ufficiale della speranza, della ripresa, della libertà. Il tutto non è cosa banale, se pensiamo alla trasformazione che questa pandemia ha generato nelle persone, nelle famiglie, nelle dinamiche sociali.

Qualche giorno fa ho letto il magnifico articolo della professoressa Napodano che ha superato sé stessa in una profonda riflessione su un nuovo concetto di “filosofia DE-TOX” inclusiva e rivoluzionaria, che possa miracolosamente eliminare le tossine dell’egoismo e del ”finto bene”, che possa emergere come espressione di quella parte di anime sommerse e di talenti nascosti tra gli ultimi. Sarebbe il momento per sovvertire secoli di pensieri che si trasformano in azioni scorrevoli sui binari del male e di dare voce a coloro che non l’hanno mai avuta. Sarebbe il momento di scendere dai pulpiti, di mettere al centro di tutto i veri bisogni, di bilanciare, di spostare l’attenzione sull’essere liberato dalla schiavitù della finzione – al servizio del solito ego distruttivo- della prevaricazione, del disequilibrio, e di porsi al servizio del meglio di noi stessi, di un progresso più nobile, più consapevol. Stiamo tirando le somme in questo anno all’insegna del male e ci sono anime che sanno farlo in modo davvero speciale.

La pandemia ci ha tappato la bocca e allo stesso tempo ha rimosso la maschera patinata della finzione. Paradossalmente, il virus ci ha smascherati. Ad ogni livello, in qualsiasi strato sociale, categoria, gruppo di appartenenza, ruolo, mansione, il nostro nemico invisibile ci ha privati della sovrastruttura mettendoci tutti sullo stesso gradino: quello della malattia che non risparmia e che non riconosce né privilegi né privilegiati.

Non sono l’unica a porsi domande e a volersi confrontare con ciò che inizia ad emergere sul campo di battaglia. Il confronto arriva inaspettato, una mattina, in un caffè di una Milano ripartita. Mi sono incontrata con una persona che ha avuto la voglia e il piacere di raccontarmi come sta nuotando nelle nuove acque delle relazioni umane e del mondo del suo lavoro. Alessandro Murgo, professione make up artist, esperto di beauty care e di “Armocromia”, la disciplina che studia la miglior combinazione di colori, la cosidetta “palette”, che valorizza una persona in base a incarnato, colore di occhi e di capelli. Concetto affascinante, la personalizzazione del colore con lo scopo di esaltare, di tirare fuori la luce e il meglio di ciascuno di noi. Fin dalle prime parole, Alessandro mi ha trasmesso qualcosa di particolare, qualcosa di simile ad una energia vitale piena di passione, capace di raggiungere il cuore e di strappare emozioni.

Condivisione ed empatia al primo posto, questo giovane uomo nato e cresciuto a Foggia e trasferitosi a Milano grazie all’amore per la bellezza e per l’espressione di sé, refrattario a pregiudizi e limiti tipici della provincia, ha occhi profondi e sguardo vivo mentre mi rivela qualcosa di più dei segreti del make up e dei trattamenti. Mi aspettavo chiacchiere vivaci su maschere di bellezza (evviva!), rossetti, mascara e booster idratanti (che non sono certo mancate), ma sono rimasta sorpresa e affascinata dalla sua capacità di toccare tasti e note dell’anima molto profonde. Alessandro è un guerriero tra i milioni di guerrieri che a causa della pandemia hanno dovuto rivedere progetti importanti, traiettorie impostate con il pilota automatico che improvvisamente ha perso il radar. E’ il simbolo di coloro che vivono di idee quotidiane, di ispirazioni in continuo movimento, di sinergie e di rapporti umani in continua evoluzione. Tutto ciò che il virus ha attaccato e sta ancora attaccando. Ed è anche il simbolo di un certo ambiente, quello della moda, della mondanità, dell’estetica, in cui maschere, finzione, sovrastrutture sono all’ordine del giorno. Ma Alessandro si spinge oltre, sorride con sguardo tenace e sicuro e mi dice: “Cara Anna, il palco sta crollando sotto i piedi delle maschere di plastica. Questa volta non si torna indietro, siamo finalmente arrivati all’essenza, oltre che all’essenziale. La pandemia ci ha messo nella condizione di non poter più fingere, siamo rimasti nudi alla meta e d’ora in avanti le armi sono quelle della nostra anima più autentica. Siamo stati messi tutti contro lo stesso muro e cercheremo nuovi varchi con regole nuove. Siamo al “ground zero”, non c’è copione, si sale su un palco nuovo solo se si ha qualcosa di vero di dire. Verranno fuori i veri talenti, le ali tarpate, le voci soffocate, i cori silenziati. La pandemia ha svelato gli eccessi inutili e ci sta riportando ad un nuovo caos fatto di uno scambio di energie che si diffondono come una nuova epidemia: quella della voglia cose vere, ripulite, al netto delle tossine. Bene, adesso possiamo parlare di spose, di trucco e di trucchi per come arrivare al giorno del matrimonio al meglio di noi!”.

Il desiderio di disintossicarsi e di ripartire più sani, meno ipocriti, ripuliti dal male in tutti i sensi sembra si stia diffondendo.Alessandro trucca spose e celebrities con l’anima. Il suo trucco fa la differenza perché non copre, non nasconde, ma valorizza, esalta il potenziale, il meglio. La pandemia ci ha costretti a prenderci cura dei nostri corpi, speriamo che serva a smuovere anche le nostre anime.

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