Lavoro, con il Covid i licenziamenti sono dimezzati

Nei primi quattro mesi dell'anno sono stati creati 130.000 posti di lavoro, mentre nello stesso periodo dell'anno scorso ne erano stati distrutti 230.000. Senza la pandemia, oggi avremmo 500.000 posti di lavoro in più. Ma se al Centro Nord si rileva dinamismo il Sud stagna

Nei primi quattro mesi dell’anno sono stati creati 130.000 posti di lavoro, mentre nello stesso periodo dell’anno scorso ne erano stati distrutti 230.000.  Senza la pandemia, oggi avremmo 500.000 posti di lavoro in più. Quanto ai licenziamenti, rispetto al periodo pre Covid, sono diminuiti di 240.000 unità nel 2020 e di 120.000 nei primi quattro mesi del 2021. A questi, però, si aggiungono le cessazioni involontarie nelle attività sportive, ricreative e nei servizi alla persona (11.000 nel 2020 e 6.000 nel 2021). E’ questo il quadro tracciato dal Ministero del lavoro e dalla Banca d’Italia nel report congiunto “Il mercato del lavoro: dati e analisi”.

Venendo ai diversi settori nel comparto delle costruzioni, tradizionalmente caratterizzato da un elevato turnover, si registra un calo di oltre 90.000 licenziamenti, quasi un settimo dei dipendenti a tempo indeterminato prima della pandemia. Nell’industria si stimano circa 75.000 licenziamenti bloccati che si sarebbero manifestati anche in assenza della pandemia a fronte di una platea di oltre 3 milioni di lavoratori permanenti. Nel commercio e soprattutto nelle attività connesse al turismo, settori nei quali il lavoro temporaneo è particolarmente elevato. il numero di licenziamenti bloccati che si sarebbero verificati in assenza della pandemia risulta contenuto (poco meno di 100.000 in tutto). Tuttavia nel turismo potrebbero essere numerosi i licenziamenti dovuti alla crisi, visto che già nei primi mesi del 2021 il tasso di licenziamento è leggermente aumentato.

Il rallentamento del mercato del lavoro ha coinvolto soprattutto le regioni del Centro Nord, dove, tra gennaio e aprile, sono stati creati 90.000 nuovi posti di lavoro (a fronte di un crollo di oltre 170.000 unita’ nel 2020, ma di un saldo positivo di quasi 180.000 nel 2019 trainato dai contratti a termine. La dinamica del Mezzogiorno (40.000 posti di lavoro creati) trova ragione nella tenuta del tempo indeterminato, sostenuto dal blocco dei licenziamenti.

 

 

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