Il pelo nell’uovo
Le cose stanno così. Stanno che il sindaco di Avellino se le va cercando con il lanternino, e non si stanca finché non le ha trovate. È una verità ormai acquisita dalla coscienza collettiva avellinese, a cominciare dalla sua stretta cerchia di amici: fatta eccezione, naturalmente, della sua coscienza. L’ipertrofia dell’ “Io” gli è diventata così grande da coprire e annullare ogni ombra di dubbio su ciò che dice e ciò che fa. Un problema serio.
Un esempio per tutti: l’incarico per la Dogana a Fuksas. La scelta – lo abbiamo scritto in tempi non sospetti – è superlativa. Nessuno avrebbe mai potuto contestarne il merito. E invece lui, il primo cittadino, se le è andate a cercare. Non sappiamo come finirà il conflitto con gli architetti avellinesi. Una certezza, però, già c’è: si perde tempo. E il clima cittadino già appesantito dai danni enormi fatti dal Virus, perfino nelle relazioni tra amici, è destinato a peggiorare. Sovrapporre guerre a guerre è un esercizio di autolesionismo decisamente incomprensibile.
Eppure – stiamo scrivendo ancora del caso Fuksas – il percorso era tracciato: lineare, senza curve né dossi, trasparente, addirittura scontato. Inviti cinque professionisti, come impone il codice, e scegli Fuksas. Chi te lo impedisce! Ed ancor prima: ma chi te lo contesta! Niente da fare: quest’arte di complicare le cose semplici tutto può essere fuorché arte di buona politica. Si confonde la scena reale con quella teatrale. È la stessa differenza che c’è tra l’essere e l’apparire. Senza riflettere su un punto essenziale, che non è affatto amletico: a furia di apparire, rischiamo alla fine di non essere ciò che siamo.
Ma se il sindaco di Avellino – stucchevolmente, noiosamente – se le va “cercare”, il capo dell’opposizione in Consiglio comunale, Luca Cipriano, è altrettanto bravo, se non di più, a “trovare” il proverbiale “pelo nell’uovo”. Come dimostra, e siamo alla stringente attualità, il problema che ha sollevato sul presunto “conflitto d’interesse” dell’ imprenditore Angelo D’Agostino in merito al Project Financing per la realizzazione del complesso sportivo e sociale del nuovo Stadio del capoluogo: un’opera da 60 milioni di euro che darà di sicuro prestigio e buona immagine alla città, oltre che un bel po’ di ossigeno economico e opzioni sociali, cose di cui questa bella addormentata nel nulla – ch’è diventata Avellino – ha un maledetto bisogno.
Cipriano sostiene – ecco il pelo nell’uovo – che essendoci nell’attuale giunta comunale un assessore che fa capo a D’Agostino, ciò costituisce un “conflitto d’interesse”. Come se, nella fattispecie, fosse il Comune di Avellino a dare qualcosa all’imprenditore e non viceversa. E in ogni caso, non si capisce in che modo l’assessore al Patrimonio, Stefano Luongo, che è l’amico di D’Agostino chiamato in causa, potrebbe risolvere il conflitto d’interesse a favore di D’Agostino.
Qui, infatti, non si sta discutendo di una gara d’appalto alla quale partecipano più soggetti, sicché l’assessore “amico”, magari “aggiustando” la commissione, orienta la scelta in una direzione o nell’altra. Il Project Financing è altro. E certamente non è ciò che qualche stupido ha insinuato, ovvero un possibile rischio per il Comune di rimetterci soldi.
È tanto vero che il Capo dell’opposizione ha cercato e voluto trovare il pelo nell’uovo che poi è lui stesso a proporre al sindaco la soluzione: dia una diversa delega a Luongo e il problema è risolto, la minoranza non creerà problemi, si va avanti speditamente, e vivremo tutti felici e contenti.
Se il conflitto c’è – ma non c’è, vorremmo ribadire a Cipriano – ci sarebbe anche togliendo a Luongo la delega al Patrimonio e dandola ad un altro. Ci sarebbe, il conflitto, perché il rapporto politico, oltre che di amicizia, tra il sindaco e D’Agostino è molto più antico e forte e saldo tra quello che c’è tra l’imprenditore e l’assessore Luongo. Dunque, di che parliamo?
Da persona intelligente e da politico accorto qual è, Cipriano avrebbe dovuto ringraziare l’imprenditore D’Agostino per il coraggio e la lungimiranza che sta mostrando con la decisione di investire una montagna di soldi in città: oltre tutto, per qualcosa che non solo il capoluogo ma l’intera provincia vuole.
E invece no. Il capo dell’opposizione si è lasciato prendere la mano dalla voglia pazza di imitare il sindaco nell’arte di contraddire l’ovvio. Un consiglio: rompa l’uovo, tolga il pelo, e torni alla ragione. Ci vuole coraggio ad ammettere l’errore. Ma sarebbe un gesto che Avellino e l’Irpinia di certo apprezzerebbero.
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